Si archivia un mese segnato da eccellenti risultati sul piano azionario e ritracciamenti diffusi sull’obbligazionario. Tra i principali listini azionari si distingue la borsa turca, in allungo di oltre l’8% in valuta locale. Le piazze USA seguono compatte con il Nasdaq a +8%, lo S&P500 a +7% e DJ Industrial a +6% (performance in dollari).
Ottimi posizionamenti anche per i mercati europei, soprattutto se mediterranei, mentre in fondo alla classifica, oltre ai listini asiatici, troviamo il Brasile, in flessione di quasi il 7%.
Sul piano valutario, oltre al consistente indebolimento di lira turca e real brasiliano, emerge un rafforzamento della moneta unica sullo Yen (+2.25%) e parallelamente un indebolimento – relativamente contenuto – contro dollaro, yuan e sterlina. I movimenti di ottobre sono perfettamente coerenti con quelli dall’inizio dell’anno.
Tra gli indici FIDA le performance più apprezzabili sono registrate dai metalli preziosi e minerali (+10%), grazie soprattutto agli allunghi di argento, rame e platino. Sempre sul piano settoriale, spiccano le energie alternative (+9.50%), in recupero dopo un trimestre non particolarmente roseo, e l’immobiliare USA (+6.70%), che invece si conferma in rapida crescita. Sostanzialmente tutte le specificazione settoriali sono in allungo, ad eccezione di fintech e biotecnologie, che rallentano senza destare preoccupazioni.
Dal punto di vista geografico, il top delle classifiche conta delegati di tutti i continenti: Norvegia, Canada, Indonesia, USA, Svizzera e Australia popolano infatti le prime posizioni del ranking. Di nuovo troviamo Europa ed USA che si alternano, mentre l’Asia scivola in fondo. Dimensioni societarie e potenziale di crescita non sembrano riuscire a spiegare le classifiche e non rappresentano, nel mese di riferimento, un elemento di rilievo.
Con riferimento alle componenti obbligazionarie di portafoglio lo scenario appare in chiaroscuro. Sono alcune specializzazioni relativamente di nicchia a generare i risultati più significativi, come ad esempio l’esposizione alla corona norvegese, alla sterlina inglese o al dollaro canadese. Oltre all’inflazione e con l’eccezione degli asset convertibili, legati alla corsa dell’equity, è quindi il forex a generare i migliori ritorni sulle partecipazioni al debito, che se esposti alle valute più tradizionali, euro e usd, risulterebbero alquanto deboli.
Europa e USA presentano elementi in controtendenza: mentre nel Vecchio continente a sovraperformare sono le scadenze brevi e i titoli high yield, nel Nuovo mondo invece long term e investment grade si posizionano meglio. Il ranking è chiuso dai Paesi emergenti, le cui emissioni registrano i ritracciamenti più gravi. Nel complesso, comunque, non si registrano contrazioni significative.
Analisi di mercato: da inizio anno ad oggi
Dalle classifiche da inizio anno non emergono particolari novità rispetto al mese precedente.
I principali indici di mercato sono dominati dal Moscow Rts, in allungo quasi il 33%, seguito da Amsterdam a +30%. In generale è l’Asia ad essere più debole, pur sempre in attivo, mentre USA ed Europa si intervallano in testa alle classifiche.
Gli indici di categorie settoriali si confermano tutti in allungo, dominati da energie tradizionali (+46%), real estate USA (+35%) e finanza (+33%), mentre solo i metalli preziosi figurano in rosso a +10%.
Dal punto di vista geografico si riscontra il sorpasso della Russia, ora in testa a +37,75%, ma anche Italia e Paesi nordici regalano grandi soddisfazioni. Da notare come le società value forniscano un ulteriore elemento di successo ai portafogli da inizio anno.
Tra gli indici obbligazionari troviamo ancora gli USA corporate high yield, ora seguiti dai convertibili. Nel complesso il debito USA avanza più dell’europeo, non solo per effetto del tasso di cambio.
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