L’analisi di scenario delle ultime settimane mette in luce una buona tenuta dei mercati, caratterizzati da qualche isolata correzione, anche marcata, ma da un generale clima di fiducia.
A distinguersi per le buone performance troviamo il Bel Paese, con il FTSE Mib ormai stabilmente sopra i 21.000 punti da circa tre settimane. Sull’onda dei Pir anche il FTSE Italia STAR prosegue l’incredibile corsa dell’ultimo semestre. In particolare, dai 25.000 punti dello scorso dicembre, sta ora ritestando i 35.000, dopo il primo significativo ritracciamento dello scorso 17 maggio sulla scia di Wall Street. L’Italia non è l’unica protagonista: anche Francia, Spagna e Grecia stanno vivendo sedute d’oro. Si sa, i mercati hanno gusti particolari, e sembra che l’austerity rientri tra le loro preferenze. L’economia reale greca versa in grave difficoltà: debito pubblico fuori controllo, recessione e disoccupazione perdurano ormai da molti anni, si continuano a tagliare stipendi pubblici e pensioni, aumentano le aliquote fiscali, ma all’interno della Hellenic Exchanges scorrono fiumi di champagne. Il listino di Atene è tra i migliori in Europa da inizio anno (oltre il 20%), non male per un Paese sul baratro del default.
Anche l’analisi settoriale fornisce diverse indicazioni: information technology e biotech stanno dando nuovo slancio al trend positivo di medio-lungo periodo. Se mediamente l’IT nell’ultimo anno è cresciuto del 35% in modo abbastanza omogeneo, nell’ultimo trimestre la crescita ha interessato soprattutto l’Europa (+12% contro il +1.50% a livello globale).
Petrolio ed emergenti: cosa aspettarsi adesso
Lievemente più controversa è la situazione sul petrolio, soggetto a forti variazioni a seconda dell’umore mutevole dell’Opec e dei giochi di potere dei suoi undici alleati esterni, i principali Paesi produttori. Dopo il crollo verticale della seconda metà di aprile, attualmente l’impostazione è fortemente positiva, grazie allo sforzo congiunto di Arabia Saudita e Iraq nell’appoggiare la proroga di altri nove mesi (fino a marzo 2018) ai tagli alla produzione di greggio. La scelta di sostenere i prezzi non era da dare per scontata poiché nei giacimenti iracheni danneggiati da anni di conflitto sono impegnate molte compagnie straniere che chiedono a gran voce di incrementare l’output per recuperare gli investimenti iniziali.
In terreno negativo troviamo invece i listini di Russia, India, Brasile e Canada. In particolare il Bovespa, che stava proseguendo sulla scia di un 2016 ingiustificabilmente positivo in cui è più che raddoppiato, è crollato travolto dallo scandalo tangenti che coinvolge il presidente Temer; stessa sorte per il Real che ha ceduto circa il 7% in poche sedute.
Tirando le somme nel mese in corso le occasioni migliori si sono verificate sui mercati sviluppati, con S&P 500 e Nasdaq 100 che stanno ora ritestando i massimi assoluti rispettivamente a 2400 e 5700 punti, e l’Europa mediterranea ben impostata, mentre l’EuroStoxx 50 nel suo complesso è penalizzato dal calo sui titoli tedeschi.
A contribuire al clima di fiducia generale un ruolo determinante è giocato anche dalla politica monetaria che fa da sfondo, fermamente espansiva grazie al quantitative easing. Nonostante le pressioni per un ridimensionamento della stessa, provenienti soprattutto dalla Bundesbank, l’Eurotower va avanti per la sua strada, perché se è vero che la ripresa dell’eurozona è sempre più solida è altrettanto vero che l’inflazione resta ancora debole. Nessun motivo, quindi, per accelerare l’uscita dal Quantitative easing, condizione che ad oggi pare essere propedeutica all’aumento dei tassi.
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