Il mese da poco concluso si è rivelato il più duro degli ultimi anni. Il Coronavirus, una volta oltrepassata la muraglia cinese, ha affossato i principali listini azionari, tutti in rosso. Il crollo più grave riguarda la Grecia, il cui indice cede circa 20 punti percentuali, seguita dalla Russia a -14%.
La distribuzione dei risultati di rimanenti Paesi europei è relativamente compatta. La piazza migliore è Milano, che cede “solo” il 5,4%. A sorpresa – Giappone escluso – sono i mercati asiatici a conquistare il miglior posizionamento. Hong Kong chiude poco sotto alla parità, mentre lo Shanghai Composite ritraccia di poco più di 3 punti percentuali. Come anticipato, il Sol Levante distacca con una perdita prossima al 9%.
Dall’analisi delle dinamiche sul mercato valutario, emerge un lieve rafforzamento dell’Euro rispetto al complesso delle altre valute, che raggiunge punte superiori al 2% sulla sterlina. Pur indietreggiando contro Dollaro USA e Yen, le variazioni negative sono trascurabili. Gli indici sul risparmio gestito ricalcano in modo piuttosto aderente lo scenario di riferimento. I fondi focalizzati su Cina e Hong Kong ottengono risultati debolmente positivi, spinti anche dal rafforzamento delle relative valute.
La specializzazione per dimensione societaria e per prospettive di crescita non pare aver contribuito alla definizione delle classifiche. Anche gli indici settoriali, tutti in rosso, scontano affondi piuttosto pesanti. I risultati migliori riguardano le biotecnologie, i consumi e gli investimenti ESG, mentre i peggiori, e non pare anomalo, riguardano settori particolarmente sensibili alla produzione come gli energetici, le risorse naturali e gli industriali.
I comparti obbligazionari invece presentano un quadro più equilibrato, segno che il panico che ha invaso i mercati ha alimentato non solo vendite finalizzate allo smobilizzo di liquidità, ma anche una riallocazione strategica verso asset meno volatili. Il debito Usa ottiene allunghi apprezzabili, soprattutto se governativo e con duration elevata. È opportuno specificare che i risultati – che comunque non superano il 2,5% – sono determinati anche dal rafforzamento del dollaro e che le lunghe scadenze hanno beneficiato del taglio dei tassi. In ogni caso, anche tra le categorie obbligazionarie non mancano gli affondi che, come prevedibile, hanno coinvolto prevalentemente high yield e convertibili.
Analisi di mercato: Fed taglia i tassi e le altre contromisure al contagio Coronavirus
La produzione cinese, ma non solo, sta risentendo delle crescenti limitazioni e contromisure ora presenti in varie aree del globo hanno avuto un inevitabile risvolto su Pil ed altri dati macro, che i mercati non hanno potuto ignorare. A fronte dello scenario di consistente incertezza che ci si profila, e a cui non eravamo più abituati, le Banche centrali non hanno esitato ad intervenire.
Christine Lagarde, a nome della BCE, ha manifestato la volontà di intervenire con misure “adeguate e mirate”, nonché commisurate ai rischi sottostanti, per contrastare l’impatto dell’epidemia del Coronavirus sulle prospettive della crescita economica e sul funzionamento dei mercati finanziari. Per ora non sono pervenuti ulteriori dettagli circa la natura delle misure oggetto di studio, che però si auspica giungano a breve.
Nel Nuovo Continente invece, le contromisure promesse sono già realtà. La Fed ha infatti tagliato i tassi d’interesse Usa di mezzo punto percentuale, portandoli tra l’1% e l’1,25%. Considerato l’elevato ordine di grandezza dei ritracciamenti osservabili e le notizie relativamente confortanti circa l’evoluzione del contagio, non si esclude che i tentativi di rimbalzo in corso possano dare buoni esiti in un tempo ragionevolmente breve. Ciò non toglie che la situazione presenta degli elementi inediti e pertanto imprevedibili. Un monitoraggio attento nei prossimi tempi rappresenta quindi un fattore chiave per la gestione di portafoglio, la cui analisi prospettica dovrà comprendere anche scenari di forte ed ulteriore stress.
Per gli investitori più propensi al rischio, tuttavia, non mancano le occasioni: molti attivi che fino a circa un mese fa erano considerati desiderabili ma cari, oggi sono più economici e probabilmente convenienti. Un esempio è l’oro, che dopo il pesantissimo affondo di venerdì è letteralmente andato a ruba. Da non dimenticare poi che esporsi alla volatilità con gli appositi strumenti rappresenta una copertura efficace ma anche un investimento speculativo.
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