Le prime tre settimane di giugno hanno visto un importante e rapido recupero dei corsi che ha coinvolto pressoché tutte le asset class. Nelle ultime sedute si è verificato un lieve ritracciamento, che nella maggior parte dei casi ha trovato un valido supporto su cui rimbalzare. In un’ottica di medio termine è possibile quindi archiviare maggio come un incidente di percorso all’interno di un trend positivo di durata semestrale, a sua volta collocato in un trend strutturale crescente decennale.

Le soddisfazioni non mancano. Per quanto riguarda i mercati azionari, l’area maggiormente performante è rappresentata dagli Usa, anche al netto del deprezzamento del biglietto verde. Segue l’Europa con buoni risultati, mentre l’Asia zoppica. Nel mese in via di conclusione eccellenti sono le performance di indici come il Moscow RTS (+7,73%) e che si riporta su livelli del 2014, il Nasdaq 100 ed il DJ Industrial (+7%) ed il FTSE Mib (6,34%).

Tra gli eventi chiave che hanno animato i mercati di recente non possiamo non portare ad esempio i nuovi massimi assoluti a 2964 punti segnati dallo S&P 500. Anche gli altri indici americani si sono avvicinati allo stesso risultato, ma senza riuscire a vincere l’importante area resistenziale rappresentata proprio dai massimi storici. Nuovi record anche per il Bovespa.

Anche in Europa non sono mancate le occasioni di profitto. La migliore tra le piazze è Milano che, come spesso accade, segue il mercato con movimenti più ampi. L’Euro Stoxx 50 per ora avanza di circa 5 punti percentuali da inizio mese, portandosi nell’area dei massimi dei primi di maggio.

Lo Shanghai Composite ha tentato l’allungo, ma non è stato in grado, per ora, di tirarsi fuori dalle sabbie mobili in cui si è arenato, nonostante un inizio anno a dir poco scoppiettante.

Nel breve termine anche il petrolio gode di ottima salute. Il Brent infatti, è riuscito a chiudere il gap down di inizio mese dopo un paio di settimane di lateralizzazione, riallontanandosi dalla trendline positiva che lo accompagna dal 2015.

L’entusiasmo degli operatori ha coinvolto anche i mercati obbligazionari, con volumi in crescita. I governativi dell’Area Euro, soprattutto con duration elevate, generano un gain sorprendente, probabilmente trascinati dallo spread sui Btp che scende di 40bp nel mese. La crescente esposizione ai mercati positivi ha sostenuto anche il debito dei mercati emergenti, gli high yield e i long term. Non trascurabile l’effetto generato dall’apprezzamento dell’Euro, soprattutto contro il biglietto verde (+2%), che penalizza i brevetermine Usa, soprattutto governativi.

Nonostante spesso si dia per scontata la correlazione inversa tra azionari e beni rifugio, l’oro è il vero protagonista delle ultime settimane, con un allungo di altre i 10% che lo porta ai massimi da sei anni. Movimento ben colto dal risparmio gestito focalizzato sul settore, che mediamente avanza del 18%. Sicuramente le tensioni commerciali tra Usa e Cina e quelle geopolitiche in Medio Oriente forniscono razionalmente una valida ragione per crearsi una sorta di zoccolo duro in portafoglio, ma non si tratta certo di novità, bensì di temi di lunga data che non giustificano in pieno un tale rally. Più convincente è la teoria che sempre più operatori attendano un taglio dei tassi Usa nei prossimi mesi, mentre un nuovo Quantitative easing in Europa è quasi certo. L’uscita poco elegante di Trump a proposito di Powell, e le lusinghe nei confronti di Draghi, potrebbero convincere il governatore della Fed ad abbassare il costo del denaro, pena la perdita della sua posizione, eventualità paventata dall’inquilino della Casa Bianca. La curva dei rendimenti, che si mantiene invertita da ormai quattro mesi, conferma come i mercati attendano un abbassamento dei tassi nel medio-lungo periodo. In Europa i dati macro non sono entusiasmanti, soprattutto per quanto riguarda l’inflazione che si mantiene anemica. Se davvero gli operatori ritengono di essere di fronte a tale scenario, allora probabilmente attendono anche una contrazione dei rendimenti dei bond, già esigui. E se i bond staccheranno cedole trascurabili, meglio comprare oro.

Lo spazio per accaparrarsene un po’ a buon prezzo pare ormai esaurito, ma un eventuale sovrapprezzo potrebbe essere accettabile se affrontato impiegando i ritorni delle ultime settimane, anche in ottica di ribilanciamento.

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Note

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Autore

Luca Lodi

Luca Lodi

Competenze:
Head of R&D di FIDA, Finanza Dati Analisi, ha maturato competenze in quantitative finance, risk management, asset allocation, risparmio gestito, compliance, consulenza finanziaria e comunicazione. Coordina le attività di ricerca-sviluppo e formazione del gruppo (FIDAmind). Sviluppa metodologie quantitative per l'analisi di portafoglio, di strumenti e mercati finanziari.

Esperienza:
Coordina l’ufficio studi FIDA che realizza studi ed analisi ad ampio spettro utilizzando trasversalmente metodologie quantitative, tecniche e fondamentali. Docente presso l'Università di Torino (Scuola di Management ed Economia), si occupa di analisi quantitativa dei dati finanziari. Giornalista pubblicista, collabora con diverse testate editoriali.
Negli anni precedenti ha collaborato con ADB S.p.A come responsabile del settore Banche Dati e poi dell’Ufficio Studi.

Formazione:
Ha una laurea in Economia. Ha frequentato diversi corsi di specializzazione tra i quali “Global Asset Allocation” (SDA Bocconi), Frontiers In Fianancial Markets Mathematics (Università di Bologna).

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