Il mese di agosto 2019 è in netta controtendenza con il periodo precedente, segnato dall’indietreggiamento della totalità delle asset class azionarie accompagnate da prestazioni complessivamente positive per quelle obbligazionarie. I principali listini mondiali, tutti in rosso, non registrano eccezioni. Tra i meno peggio, non distanti dalla parità, troviamo Oslo, Svizzera ed Italia. Le piazze americane perdono circa il 2%, Londra il 5%. La classifica si conclude con alcune borse asiatiche che cedono fino al 7%.
L’analisi del risparmio gestito dal punto di vista geografico ricalca fedelmente l’andamento degli indici, ma mette in luce una modesta sovraperformance delle large e mid cap rispetto alle small. Il focus sui settori evidenzia un nuovo balzo per l’oro, che prosegue il rally a ritmi sostenuti, nonché un buon momento per l’immobiliare. Pesante l’affondo patito dai finanziari.
L’euro ha ceduto quasi tre punti percentuali contro lo yen e non è trascurabile l’indebolimento verso franco svizzero, dollaro e sterlina. Degno di nota l’allungo su real, rublo e yuan. Considerati i movimenti sul Forex, salta subito all’occhio l’ottimo risultato conseguito dalla gestione attiva sui bond in Gbp (+4.30 %), in Yen (+3.80%) e Usa (oltre il 2%). Il lungo termine e l’investment grade premiano, e risultano apprezzabili anche gli allunghi dei comparti inflation linked. In negativo, come lecito aspettarsi viste le performance azionarie, troviamo convertibili ed high yield.
Tra gli eventi che più hanno interessato i mercati, non possiamo non annoverare il tradizionale simposio di Jackson Hole, per il quale gli operatori nutrivano grandi aspettative per poi rimanerne, in parte, delusi. D’altronde tra Donald Trump che invocava ulteriori tagli, l’inversione della curva dei tassi e le più recenti performance dei listini Usa potevano tranquillamente giustificare un ulteriore allentamento monetario, ma Jerome Powell ha ritenuto preferibile rimanere sul vago: da un lato ha magnificato il buon posizionamento dell’economia americana, dall’altro non ha mancato di confermare che al Fed è pronta ad intervenire in maniera adeguata affinché l’economia non devii dal sentiero dell’espansione.
Nessuna certezza neanche per quanto riguarda la Bce – Draghi è infatti stato assente per il secondo anno consecutivo – ma è probabile che a breve qualcosa emerga. Qualche settimana fa, infatti, il governatore della banca centrale finlandese Olli Rehn ha preannunciato un pacchetto di stimoli oltre le attese degli investitori da parte della Bce. L’economista ha chiamato in causa il rallentamento dell’economia globale, che costringerà l’istituto centrale ad una nuova fase di acquisto di obbligazioni ed al taglio dei tassi di interessi di base. Il pacchetto di misure dovrebbe essere presentato a settembre.
Se, nel corso dell’ultimo trimestre, emergeranno piani importanti di sostegno all’economia per mezzo di nuova liquidità, è lecito presumere che nel medio periodo sia l’azionario che l’obbligazionario godranno di nuovo sostegno e potrebbe alimentarsi un nuovo rally di fine anno. Ovviamente rimangono sullo sfondo diverse incognite, Brexit in prima linea, che suggeriscono di mantenere ben diversificato il portafoglio soprattutto dal punto di vista valutario.
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