All’inizio del nuovo anno, viene spontaneo tirare qualche somma e riassumere gli elementi distintivi dell’anno che si è appena concluso per definire l’asset allocation 2023. Il 2022 è stato sicuramente senza precedenti per diversi motivi.
Primo tra tutti è stato lo scoppio di un conflitto armato nel cuore dell’Europa, che ha costretto le grandi potenze mondiali a rivedere il proprio sistema di paradigmi e costrutti sociali e ridefinire nuovi equilibri ed alleanze culturali e commerciali.
Vediamo i punti chiave del 2022:
- Il 2022 è iniziato con i mercati finanziari in pieno e consistente rally. Il nuovo trend sembra capace di archiviare i crolli avvenuti con l’esplosione della pandemia e riprendere i trend di durata ultra-decennale alimentati dall’enorme massa di liquidità iniettata nel sistema.
- Le banche centrali sono state protagoniste della politica monetaria. Hanno infatti avuto un ruolo chiave nel tentare di contenere le fiammate inflazionistiche già presenti negli USA nel 2021 a causa della piena occupazione. Oggi ormai divampano in quasi tutto il globo per via dell’aumento del costo di energia e materie prime. Aumenti – in parte dovuti a cause reali ed in parte imputabili ad attività speculative – che stanno mettendo in seria difficoltà privati ed attività produttive. Questo rende necessario ripensare e ricostruire nuove strutture e filiere.
- Lo scenario che si è configurato nel corso dell’anno è caratterizzato da profonda insicurezza con conseguente incertezza sulle prospettive future. Inflazione ed dubbio: un cocktail perfetto per generare una spirale negativa nei mercati finanziari.
- Non stupisce quindi vedere i risultati (ancora parziali) del 2022 contraddistinti dal segno meno quasi ovunque.
Analisi di mercato: sulle azioni bene Turchia, Norvegia, India e Brasile
Tra i principali listini azionari spicca la performance record della Turchia, con l’Istanbul National 100 che triplica il suo valore. A seguire troviamo Norvegia e India a +5%, il Brasile e qualche borsa asiatica minore attorno al +4%; bene anche Atene a +3% e Londra poco sopra la parità. Oltre ci spostiamo sul rosso, con disavanzi che raggiungono rapidamente la doppia cifra e che si chiudono con l’indice di Mosca che cede oltre il 40%. Nel complesso l’Europa si colloca meglio degli Usa, che patiscono particolarmente nel settore tecnologico, mentre nel vecchio continente i Paesi Mediterranei si distinguono positivamente.
Importanti anche i movimenti registrati sui mercati valutari, con l’Euro nel complesso in rafforzamento, ma che cede oltre il 6% contro Dollaro USA e quasi il 5% contro Franco svizzero. È invece dell’8% l’allungo sullo Yen giapponese, del 5% sulla Sterlina inglese e quasi del 3% sullo Yuan cinese. Variazioni corpose determinate perlopiù dalle politiche, più o meno coraggiose, delle varie banche centrali: quasi tutte hanno infatti attuato diversi rialzi ai tassi ufficiali, ma con ritmi ed entità diversi.
Ancora più interessanti sono le dinamiche intervenute sulle materie prime: il gas naturale, grande protagonista del 2022 con allunghi record (ad agosto segnava +144% ytd), è ora al secondo posto con “appena” il +22%. La medaglia d’oro è assegnata al nichel, che si apprezza di oltre il 43%. I metalli coinvolti nella produzione di batterie necessarie per la transizione ecologica, come rame, litio, nichel, cobalto, terre rare, sono infatti largamente estratti in Russia e Cina. Paesi verso i quali l’occidente sta tentando di diventare più indipendente. Un percorso indubbiamente ostacolato da invalicabili limiti strutturali, soprattutto nel breve periodo. A lasciare sul terreno oltre il 65% del valore è invece il legname, che sta patendo la contrazione del mercato immobiliare, uno tra i settori più ciclici.
Analisi di mercato: le large cap dominano nel risparmio gestito
L’overview sugli strumenti del risparmio gestito, rappresentativi dei risultati reali conseguibili dall’investitore retail italiano, disegna uno scenario coerente: tra le poche categorie azionarie geografiche in positivo figurano Turchia (+120%) e Brasile (+11%). Le large cap sovraperformano un po’ ovunque le società a minore capitalizzazione di borsa, così come le società value sulle growth.
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Anche lo spaccato settoriali è poco rassicurante: dominato da energia (+33%), risorse naturali (+14%) e metalli e minerali (+9%), vede tutti i comparti ad elevano contenuto innovativo gravemente provati. Settori e tematici sostenibili cedono tra il 15 ed il 20% e si collocano più o meno a metà classifica.
Tra gli strumenti di debito, anch’essi quasi tutti in negativo, spicca le performance complessivamente discrete dei monetari. Gli attivi esposti al debito USA occupano le migliori posizioni, ma l’effetto è quasi totalmente da imputare all’apprezzamento del biglietto verde, che nela maggior parte dei casi è corroso dall’indeboilimento dei sottostanti. Oltre che da fattori valutari, la classifica è definita anche dalla duration degli attivi: sono infatti le scadenze brevi e brevissime a tenere meglio, mentre i long term scivolano sul fondo lasciando per strada oltre il 25% del loro valore iniziale.
Tra i prodotti a ritorno assoluto sono le politiche di investimento focalizzate su materie prime, tassi e valute a regalare qualche soddisfazione, mentre anche le strategie long-short finiscono per cedere circa il 5%.
Cosa guardare per costruire un portafoglio modello nel 2023
Come visto, il crollo ha coinvolto quasi tutte le asset class. Pertanto è difficile costruire (anche ex-post) un portafoglio modello capace di reggere il colpo grazie alla diversificazione: si stima infatti come cinque diversi portafogli caratterizzati da quote crescenti di azionari (i classici difensivo, prudente, moderato, dinamico e aggressivo) dovrebbero aver perso tra il 7% ed il 17%: una differenza sensibile ma, nello scenario complessivo, non come da aspettative. Si nota inoltre come un portafoglio prontamente liquidato avrebbe comunque patito l’effetto dell’inflazione, non molto distante dalla flessione di un portafoglio moderato.
L’anno nuovo tuttavia si apre sotto una nuova luce. È vero che i problemi concreti del 2022 sono ancora tutti sul tavolo. Vediamo quali sono i punti chiave di cui tenere conto per costruire un portafoglio nel 2023:
- l’inflazione, complessa da stimare, sembrerebbe ancora galoppare;
- l’eventuale concludersi del conflitto armato difficilmente determinerebbe un ritorno agli equilibri ed ai rapporti commerciali preesistenti;
- l’ultimo trimestre del 2022, grazie al mese di novembre ed agli ultimi giorni, vede numerose asset class in ripresa;
- storicamente le crisi sui mercati finanziari, capaci di anticipare quelle sull’economia reale, sono fulminee, rapide e relativamente brevi, seguite da recuperi lenti, incerti ma nel complesso abbastanza costanti;
- pur mettendo in conto nuovi scivoloni, potrebbe essere in corso un’inversione di tendenza che potrebbe giustificare un centellinato e ben pianificato ritorno a mercato.
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