Luglio archiviato con buoni risultati sui portafogli, poi scossi dai crolli di inizio agosto. Il settimo mese dell’anno si è concluso con risultati in linea con il primo semestre: i mercati sono risultati tonici e sostenuti e gli allunghi sono stati diffusi ed equilibrati, con piacevoli risvolti per i portafogli bilanciati.
Andamento dei listini, materie prime e valute
Circa il 70% dei principali listini mondiali registra variazioni positive (in valuta), mediamente di poco superiori al punto percentuale e con una dispersione dei rendimenti in linea con la media storica. Bruxelles spicca con oltre il 6% di gain, seguita da Atene (+5,26%) e dal Down Jones Industrial (+4,41%): Mosca è invece tra le peggiori piazze con una perdita del 7% che consuma quasi totalmente i miglioramenti del 2024. Il ranking risulta piuttosto originale e ricco di novità interessanti, e le macro-zone geografiche non ne spiegano la dispersione.
Al contrario, le materie prime risultano particolarmente deboli, ad eccezione dell’oro. L’oro ottiene infatti un apprezzamento del 5,70% nel mese e del 20% da inizio anno, e del cacao, del legname e del caffè, le altre commodities considerate flettono anche in maniera importante. Il gas naturale cede oltre il 20%, il dato peggiore dall’inizio dell’anno. Si sottolinea inoltre la divergenza tra oro e gli altri metalli preziosi.
Sul piano valutario emerge il rafforzamento complessivo dell’Euro, particolarmente evidente contro Yuan (+2,38%) e Dollaro Usa (+1,09%). È però molto impattante l’indebolimento contro Sterlina, Franco svizzero e soprattutto contro lo Yen, rispetto al quale la moneta unica lascia sul terreno il 5,76%. La variazione si è concretizzata quasi totalmente nelle ultime ore di luglio: il 31 infatti la Bank of Japan ha aumentato il costo del denaro dallo 0,1% al 0,25% (un livello che non si vedeva dal dicembre 2008), mentre gli altri istituti centrali di rilievo hanno mantenuto costanti i tassi ufficiali.
Risparmio gestito: molto interessanti sono i ritorni dei fondi obbligazionari
Per completare lo scenario osserviamo i movimenti accorsi nel mondo del risparmio gestito. Nell’ottica di un investitore europeo, gli asset azionari si sono apprezzati nel 64% dei casi; il rendimento medio è positivo e le variazioni sono quasi sempre contenute. Europa e Usa sono le aree più forti, mentre dall’Asia arrivano la maggior parte delle flessioni. Fa eccezione il Giappone: i comparti su di esso focalizzati avanzano in media tra il +4,2% e il +4,8% a seconda della capitalizzazione di borsa; e sono secondi solo alle mid e small cap Usa. Cina e Taiwan perdono per strada oltre cinque punti percentuali ed anche la Turchia si contrae, pur continuando a vantare un eccezionale +44% da inizio anno.
Tra i fondi a specializzazione settoriale quasi il 70% è in allungo. Metalli preziosi, immobiliare e fintech regalano le maggiori soddisfazioni mentre i settori tecnologici ed innovativi sono in rosso, con correzioni che ad oggi paiono mere pause del trend. Molto interessanti sono i ritorni dei fondi obbligazionari, che nel 90% dei casi sono positivi, mediamente dello 0,91%. Come logico attendersi, i comparti focalizzati sullo Yen giapponese sono i migliori in termini di performance (+5,83% nel mese, ancora in deficit di oltre sette punti percentuali year to date), ma non si disprezza nemmeno l’allungo dei governativi area euro oltre i dieci anni (+3,7%). I pochi comparti in difficoltà, con cedimenti non certo gravi, riguardano i convertibili Asia Pacifico e gli asset esposti alle corone scandinave.
Il Giappone e il fenomeno del carry trade
Nonostante l’ottima impostazione di fondo, agosto è iniziato con diffuse perdite ed un principio di panico tra gli investitori, innescato proprio dal rafforzamento dello Yen giapponese, anche se in un primo momento si era temuto di assistere ad una recessione Usa. Ad oggi, le grandi banche d’affari sono piuttosto concordi nel ritenere improbabile tale scenario.
La motivazione maggiormente condivisa è invece da ricercarsi nella chiusura del carry trade: semplificando al massimo, tutto parte dallo Yen, una valuta storicamente “debole” poiché il Giappone ha a lungo sperimentato addirittura i tassi negativi, e tali sono rimasti anche quando nell’ultimo biennio le altre banche centrali operavano corposi rialzi al costo del denaro.
Il Sol Levante si è quindi guadagnato il ruolo di principale area dove chiedere a prestito denaro da convertire in Dollari Usa ed investire nell’equity a stelle e strisce, operando di fatto una leva finanziaria: questo è il carry trade.
L’aumento dei tassi ufficiali da parte della BoJ ha fatto inceppare il meccanismo, basato proprio sul differenziale tra tassi americani e tassi giapponesi, ora più contenuto. I cali azionari registrati sulle borse Usa (questi sì dovuti a timori sulla solidità dell’economia reale a causa dei dati macro contrastanti), hanno fatto scattare le vendite automatiche degli investimenti, innescando una spirale ribassista capace di autoalimentarsi.
IDEE DI INVESTIMENTO
È ora evidente che non sussistono red flags concrete per l’economia Usa, che può ancora vantare un mercato del lavoro invidiabile e un profilo inflazionistico sostenibile. Certo è che la riduzione del gap con il Giappone potrebbe influenzare le decisioni della Fed circa un eventuale prossimo taglio dei tassi, ora che il mercato è ferito e nervoso, nonché agitato per le elezioni Usa ormai prossime.
Come muoversi ora? È evidente che il piccolo-medio risparmiatore non ha margine di azione in questo genere di dinamiche speculative, e può solo scegliere da quale corrente lasciarsi trasportare. Il ribasso è spesso percepito come un’ovvia occasione di acquisto, ma occorre non lasciarsi travolgere dal timore di perdere opportunità irripetibili con ingressi violenti sul mercato. Piccoli acquisti, centellinati e ben distribuiti nelle prossime settimane potrebbero invece rivelarsi una strategia più prudente.
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NOTE
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