Il 2020 è iniziato in modo decisamente inaspettato. Dai timori legati ad un nuovo conflitto mondiale all’epidemia Coronavirus che si sta diffondendo, non mancano gli elementi di rischio che inevitabilmente vengono scontati dai mercati. Il mese si chiude con una notizia importante – la Brexit – che, anche se non determinerà effetti immediati sugli scambi, permette di avere una visione più chiara del tema che ha catalizzato l’attenzione degli operatori e generato incertezza sui mercati negli ultimi tre anni e mezzo. Una notizia che, però, pare avere un impatto relativamente contenuto a fronte di fattori che oggi mostrano carattere di maggiore urgenza.

In questo gennaio denso di fatti di cronaca, i mercati si sono mossi comunque bene, in linea con l’impostazione decisamente positiva dell’ultimo anno, pur con le dovute eccezioni.
Tra i principali listini azionari, l’oro va alla Turchia, ormai abbonata a performance ragguardevoli, questo mese prossime al 5%. Seguono a breve distanza le piazze Usa dove, ancora una volta, i tecnologici corrono più degli industriali. Ottimi i posizionamenti delle borse scandinave e, tra gli europei, si distinguono i Paesi mediterranei, Italia in primis. Non stupisce, inoltre, trovare gli indici asiatici in blocco in fondo alle classifiche, sia a causa dei trend di medio periodo sia per l’impatto sui commerci dell’epidemia in atto.

Interessanti le dinamiche sul Forex: tra le valute in rialzo nel corso del mese troviamo lo Yuan (quasi +2% contro euro) e lo Yen (+1,4%). Anche il dollaro Usa avanza di circa l’1.6%. L’Euro sta quindi flettendo nei confronti delle principali valute mondiali, tuttavia gli indici sul risparmio gestito evidenziano comunque discreti allunghi.
Tra i comparti azionari, quelli focalizzati sugli Usa si muovono complessivamente bene. La specializzazione per dimensione societaria non rappresenta una variabile di rilievo quanto quella per potenziale di crescita. Sono infatti i titoli growth a sovraperformare.
L’Europa presenta invece una notevole dispersione dei risultati. Qui le mid e small cap rappresentano un fattore di successo, ma non in Italia, dove sono invece le Large ad avanzare con maggior vigore.
Dal punto di vista settoriale, possiamo apprezzare la tenuta dei consumi ed il perdurante rally dell’IT. Molto bene l’immobiliare, che sta vivendo una fase di medio periodo segnata da alti e bassi. A cedere sono principalmente gli energetici, le risorse naturali e le materie prime.

La quota di obbligazionario in portafoglio dovrebbe aver beneficiato dei movimenti dei mercati, mediamente in attivo. I comparti sul debito Usa avanzano più di quelli sull’Europa, e ciò è in parte giustificabile con l’effetto del cambio. Gli obbligazionari sulla sterlina balzano, ma qua è la Brexit a giocare un ruolo di prima linea. Il lungo termine premia, ed anche i convertibili regalano diverse soddisfazioni. In coda alla classifica figurano i comparti specializzati sui bond high yield.

Dalle Banche centrali arrivano poche novità. La Federal Reserve ha mantenuto inalterati i tassi di interesse e alza leggermente – dall’1,55% all’1,6% – il tasso pagato su alcune riserve bancarie. Il secondo punto è tuttavia sostanzialmente trascurabile per l’impatto sui mercati. Viene confermata una crescita economica moderata ed è stato esternato qualche timore per il Coronavirus. L’approccio rimane quindi wait and see.
Anche la BCE ha mantenuto invariati i tassi. Dalla BCE arriva qualche commento di circostanza sulla Brexit, ed in particolare viene sottolineata la volontà di gestire la situazione in modo da creare meno disagi possibili a cittadini e mercati. Quel che è certo è che lo scambio di liquidità con la Bank of England era già regolamentato da un accordo pre-Brexit, e la quota di partecipazione alla BCE verrà ripartita tra le altre banche nazionali senza impatto sul capitale dell’istituto centrale.

Ad oggi lo scenario si conferma positivo e con basi solide, almeno secondo i criteri convenzionali. Le questioni di fondo che hanno caratterizzato, pur senza drammi, l’anno concluso stanno sbiadendo: lo sviluppo della Brexit ha ora contorni nettamente più chiari, ed anche le tensioni commerciali tra Usa e Cina non destano più particolari timori.
I temi da monitorare nei prossimi mesi sono quindi l’evolversi dell’epidemia e gli eventuali impatti sugli asset esposti ai mercati asiatici e, secondariamente, le elezioni Usa previste per novembre.

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Note

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Autore

Luca Lodi

Luca Lodi

Competenze:
Head of R&D di FIDA, Finanza Dati Analisi, ha maturato competenze in quantitative finance, risk management, asset allocation, risparmio gestito, compliance, consulenza finanziaria e comunicazione. Coordina le attività di ricerca-sviluppo e formazione del gruppo (FIDAmind). Sviluppa metodologie quantitative per l'analisi di portafoglio, di strumenti e mercati finanziari.

Esperienza:
Coordina l’ufficio studi FIDA che realizza studi ed analisi ad ampio spettro utilizzando trasversalmente metodologie quantitative, tecniche e fondamentali. Docente presso l'Università di Torino (Scuola di Management ed Economia), si occupa di analisi quantitativa dei dati finanziari. Giornalista pubblicista, collabora con diverse testate editoriali.
Negli anni precedenti ha collaborato con ADB S.p.A come responsabile del settore Banche Dati e poi dell’Ufficio Studi.

Formazione:
Ha una laurea in Economia. Ha frequentato diversi corsi di specializzazione tra i quali “Global Asset Allocation” (SDA Bocconi), Frontiers In Fianancial Markets Mathematics (Università di Bologna).

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