Le immagini degli Oceani soffocati da un mare di plastica sono il simbolo dell’inquinamento umano del Pianeta a cui Governi e aziende vogliono mettere un freno. Solo poche settimane fa, il report di Greenpeace “Una crisi di convenienza.
Le multinazionali dietro l’inquinamento da plastica del Pianeta” indicava undici grandi aziende di beni di largo consumo (Fast Moving Consumer Goods, Coca-Cola, Colgate-Palmolive, Danone, Johnson e Johnson, Kraft Heinz, Mars, Nestlé, Mondelez, PepsiCo, Procter & Gamble e Unilever) come le principali responsabili della crisi ambientale del Pianeta perché con i loro prodotti in plastica monouso hanno promosso uno stile di vita e di consumo che si fonda sul meccanismo dell’usa e getta.
L’accusa di Greenpeace era stata respinta al mittente, ma ha portato le grandi multinazionali a riflettere sul loro ruolo per salvare il Pianeta prendendo un impegno concreto. E’ quanto accaduto a Bali alla conferenza dal titolo emblematico “Our Ocean” dove Governi, Ong e imprese – molte delle quali presenti nel report di Greenpeace – hanno firmato il Global Commitment New Plastics Economy, che raduna aziende considerate responsabili del 20% di tutti gli imballaggi in plastica, che si sono impegnate a cercare soluzioni condivise.
L’obiettivo di base dell’accordo è quella che i rifiuti plastici prodotti non finiscano mai più in mare. Perché ciò accada, devono essere cambiati alcuni processi produttivi: si va dall’eliminazione di imballaggi di plastica non necessari, che possono essere sostituiti da eco design e innovazione alla riduzione dei prodotti monouso, fino all’impegno di produrre imballaggi di plastica riutilizzabile e riciclabile al 100% che non contengano sostanze chimiche, pericolose per la salute.
L’accordo di Bali è arrivato a pochi giorni dalla decisione presa dal Parlamento europeo di vietare il consumo di plastica usa e getta entro il 2021. Secondo i dati dell’Unione europea, il 70% dei rifiuti marini è dovuto a posate, cotton fioc, piatti, cannucce e bastoncini per palloncini che saranno vietati così come i contenitori per fast-food in polistirolo espanso e gli articoli di plastica ossi-degradabili, come i sacchetti.
Ma non solo. Entro il 2025 dovranno essere ridotti del 50% anche i mozziconi di sigarette che contengono plastica e saranno i produttori di tabacco a farsi carico dei costi di trattamento e raccolta. Vita dura anche per le bottiglie per bevande che dovranno essere raccolte separatamente e riciclate al 90% entro il 2025.
La guerra europea alla plastica ha contagiato anche il Giappone, dove per la prima volta il ministro dell’Ambiente ha presentato una bozza di legge al Governo dove sono stati fissati obiettivi specifici sui limiti dell’utilizzo, con una riduzione attesa del 25% entro il 2030 e l’obbligo per le attività commerciali di far pagare l’uso delle buste.
Nel progetto di legge nipponico sono contenute anche norme sul riciclo dei prodotti in plastica del 100% dei contenitori di plastica entro il 2035. Si tratta di un passo avanti importante per la salute del Pianeta perché il Giappone è il secondo Paese per consumo pro-capite di plastica, dietro gli Stati Uniti. In media ogni singolo cittadino usa dalle 300 alle 400 buste all’anno.
IDEE DI INVESTIMENTO
La plastica è un’invenzione tutta italiana – fu creata 60 anni fa da Giulio Natta, premio Nobel per la chimica – e da risorsa si è trasformata in problema ambientale: secondo uno studio condotto dal World Economic Forum in collaborazione con la fondazione Ellen MacArthur, nel 2025 nelle acque del nostro pianeta ci potrebbero essere 1,1 tonnellate di materiale plastico contro 3 tonnellate di pesci ed entro il 2050, se il trend non viene interrotto, in mare ci sarà più plastica che pesci.
Per investire sulla salute del Pianeta ci sono fondi che adottano strategie di investimento rispettose dei criteri ESG (Environmental, Social, Governance). Per puntare sulla svolta dell’addio alla plastica impresa in Europa si può restare su un fondo azionario europeo, dato che il mercato europeo al momento presenta le migliori valutazioni e può essere l’occasione per investire in un fondo azionario che abbia uno stile di gestione misto tra value e growth (Categoria Morningstar Azionari Europa Larga Cap Blend) e rispetti i criteri ESG.
Fondi Azionari Europa large cap blend con il massimo Sustainability Rating
Portfolio ESG Score | Portfolio Controversy Score | Portfolio Environmental Score | Portfolio Social Score | Portfolio Governance Score | Rendimento 1y | |
---|---|---|---|---|---|---|
Benchmark:Morningstar Europe NR EUR | 60,60 | 6,72 | 59,67 | 60,33 | 58,61 | -3,14% |
Prodotto | ||||||
Allianz Europe Equity SRI CT2 EUR | 65,66 | 5,84 | 64,40 | 64,47 | 61,05 | -6,75% |
AXAWF Fram Europe Opps A Cap EUR | 65,10 | 6,65 | 62,88 | 63,51 | 62,37 | -4,23% |
BNPP E MSCI Europe SRI Track Privl Cap | 67,20 | 5,74 | 65,60 | 65,76 | 63,29 | --- |
Candriam SRI Equity Euro C Acc EUR | 63,93 | 5,15 | 63,00 | 62,46 | 60,29 | -0,59% |
Candriam Sust Europe N Cap | 64,46 | 5,42 | 63,02 | 62,89 | 61,46% | -0,74% |
DPAM Invest B Equities Europe Sustainable | 64,00 | 3,66 | 61,92 | 63,35 | 61,45 | 2,73% |
EdR Fund Europe Synergy A (EUR) | 63,47 | 4,57 | 62,63 | 63,11 | 59,88 | -6,44% |
Generali IS SRI Ageing Population EX EUR | 63,05 | 3,60 | 62,82 | 62,69 | 61,69 | 0,22% |
Generali IS SRI European Equity EX | 64,67 | 5,00 | 63,59 | 63,30 | 62,14 | -4,69% |
Janus Henderson Horizon Fund - Pan European Equity Fund | 64,30 | 6,52 | 62,23 | 63,14 | 61,38 | --- |
JOHCM European Concentrated Value B USD | 64,46 | 5,65 | 62,45 | 64,52 | 58,84 | -3,17% |
LO Funds Eurp Rspnb Eq Enh EUR MA | 64,03 | 3,63 | 62,90 | 62,87 | 60,47 | -2,05% |
MS INVF European Champions C | 63,96 | 5,18 | 62,71 | 63,45 | 58,97 | -2,41% |
ODDO BHF Trend Dynamics Europe CR-EUR | 62,25 | 3,93 | 61,80 | 60,68 | 59,13 | -0,06% |
Parvest Sustainable Equity Europe Classe N | 66,89 | 7,29 | 64,48 | 65,64 | 64,11 | -7,05% |
Pictet - European Sustainable Equities Classe R Eur | 63,98 | 4,94 | 62,57 | 62,59 | 61,20 | 4,19% |
Scopri i fondi ESG sulla piattaforma Online SIM.
Note
Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.
Nessun commento