Lo scorso settembre, il giovane imprenditore della Silicon Valley, Serge Faguet, ha raccontato la sua storia in un articolo sul sito di tecnologia Hacker Noon, dove spiega come a soli 32 anni ha speso oltre 200 mila dollari per migliorarsi grazie a tecniche di biohacking. Faguet dice di essere diventato più calmo, più magro, estroverso, più sano e più felice, significativamente più intelligente e, per giunta, di aver aumentato il proprio desiderio sessuale. La storia di Faguet sembra la trama di un romanzo fantascientifico, ma è il racconto di una persona vera, con una cultura medio alta e un posto di rilievo nel mondo del lavoro come Ceo, o ex Ceo, di una serie di startup internazionali. E il suo non è un caso isolato.
Nel mondo ci sono tanti Faguet, tutte persone vere, che stanno facendo biohacking, ovvero sperimentazione biologica su sé stessi, attraverso la modifica genetica o l’uso di farmaci o impianti, per migliorare le qualità o le capacità del proprio corpo, al di fuori di un ambiente di ricerca medico o scientifico tradizionale. Ed è già un business. Il biohacking, infatti, è una delle cinque tendenze tecnologiche che secondo il Gartner Report del 2018 è da considerare disruptive per gli utili delle aziende allo stesso livello della blockchain e dell’intelligenza artificiale.
Tanto che “biohacking” è ormai una parola che identifica una comunità di amanti della tecnologia unita al wellness, a tecniche anti-invecchiamento per fare cose al proprio corpo o alla propria per farle funzionare meglio. I biohacker, in pratica, adottano un approccio iper-tecnico che cerca di capire e “riparare” il corpo con ogni tipo di tecnologia fino all’estremo di Faguet che intende vivere per sempre, fondendosi con i robot e diventando un ultra-umano. Un obiettivo che può sembrare ridicolo o irrealistico, ma che è condiviso da molte persone influenti della Silicon Valley.
Biohacking: un affare da 2,3 miliardi di dollari entro il 2025
Elon Musk di Tesla, per esempio, sostiene da tempo che gli uomini hanno bisogno di diventare cyborg per sopravvivere all’inevitabile rivolta dei robot, e spera di inaugurare l’era di transumanesimo con la sua nuova società di interfaccia cervello-computer, Neuralink, che ha già raccolto 27 milioni di dollari dagli investitori. Bill Maris, fondatore ed ex CEO di Google Ventures, il braccio di venture capital di Big G, ha lanciato Calico (acronimo per California Life Company), il cui unico obiettivo è risolvere il problema della morte. E Sean Parker, ex presidente di Facebook, ha una sua visione del futuro che lo vede tra i miliardari che avranno accesso a una sanità migliore e punta e entrare in una classe di signori immortali.
I biohacker non sono però solo miliardari eccentrici della Silicon Valley. La biohackery è una comunità globale ampia, variegata e prevalentemente maschile. Ci sono biohacker punk che vogliono apparire come alieni e piantare le orecchie nelle loro schiene, biohacker che scrivono bestseller su come ridurre il carico di lavoro, biohacker che sono in realtà solo fanatici del gadget, biohacker i cui obiettivi primari sono la nutrizione, l’aspetto e la forma fisica che si ottiene grazie a superfood, bevande e pillole, e altri che vogliono difendersi dai pericoli del mondo come il ballerino spagnolo di Moon Ribas: ha un chip nel suo braccio collegato a sensori sismici che si attiva quando ci sono scosse in qualsiasi parte del pianeta. Per le aziende è un affare che, secondo i calcoli di Gartner, può valere 2,3 miliardi di dollari entro il 2025 e interessare industrie come sanità, difesa, sport, alimentazione e, ovviamente, tecnologia.
Il biohacking solleva una serie di problemi etici, in particolare per quanto riguarda la protezione dei dati e la sicurezza informatica poiché praticamente ogni gadget tecnologico rischia di essere hackerato o manipolato. E gli impianti possono persino diventare armi informatiche, con la possibilità di inviare link malevoli ad altri. Non c’è bisogno di essere miliardari per permettersi un impianto di microchip: aziende come Digiwell, vendono chip a un prezzo che va da 40 a 250 dollari, mentre la società Kramer, per 30 dollari inietta chip che possono conservare file in memoria oppure consentire a persone disabili di muoversi liberamente in casa, diventando essi stessi una centrale domotica.
IDEE DI INVESTIMENTO
Secondo i calcoli di Gartner, sono oltre 100 mila le persone nel mondo che fanno biohacking e hanno impiantato chip sotto la pelle, che usano per aprire porte, archiviare password e dati personali e aumentare la loro performance fisica e mentale. Sembrano tanti protagonisti di Black Mirror, la serie inglese che pone domande sull’uso della tecnologia guardando al futuro ma ispirandosi al presente. Le nuove tendenze di business sono linfa vitale per il settore della tecnologia, che a ottobre ha sofferto più di altri la correzione del mercato azionario globale.
Secondo Serge Pizem e Laurent Clavel di AXA Investment Managers, la correzione è dovuta ad un importante fattore tecnico: l’assenza di interventi di riacquisto di azioni proprie da parte delle società americane nel periodo della pubblicazione degli utili, che potrebbe portare a una riduzione della liquidità del mercato e a un prolungato posizionamento lungo in fondi, sia tradizionali che sistematici, frutto dei bassissimi livelli di volatilità. La visibilità sugli utili delle azioni tecnologiche, secondo Hyun Ho Sohn, gestore di portafoglio di Fidelity Global Technology fund, le prospettive restano positive nel lungo periodo e la recente correzione è una buona opportunità per aumentare posizioni in portafoglio a valutazione interessanti.
Per puntare sui titoli tecnologici e trend che guidano il settore, esistono fondi azionari specializzati in tecnologia (Categoria Morningstar: Azionari settore tecnologia)
La Top 5 dei fondi che investono in tecnologia
Prodotto | Rendimento YTD | Rendimento 3y |
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Jpm Us Technology D (acc) - Usd | 19,79% | 21,75% |
AXA World Funds - Framlington Digital Economy I Capitalisation USD | 17,67% | --- |
GAM Star Fund plc - GAM Star Technology Class Institutional USD Accumulation | 16,98% | 15,58% |
Polar Capital Funds PLC - Polar Capital Global Technology Fund I Income | 16,92% | 23,43% |
BGF World Technology Fund Classe E2 | 16,90% | 22,22% |
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Note
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