I mercati globali, nelle ultime settimane, stanno regalando grandi soddisfazioni. Complessivamente i listini si muovono in terreno positivo, in modo costante ed ordinato, con un netto vantaggio per le aree più sviluppate. L’impostazione di breve periodo è senza dubbio positiva, anche se l’elevata volatilità, che continua a caratterizzare l’anno in corso, in un numero considerevole di casi, non permette di segnare nuovi massimi.
Sul piano obbligazionario si evidenziano invece molteplici dinamiche, determinate principalmente dalle diverse direzioni e velocità con cui si muovono le Banche centrali.

Sui bond Usa si sottolinea un generale aumento dei rendimenti su tutte le scadenze, coerente con le prospettive legate all’attività della Federal Reserve. Quest’ultima, pur avendo ripetutamente manifestato la sua preoccupazione per un’eventuale inasprirsi della guerra commerciale, ha confermato la crescita solida, che nel secondo trimestre dovrebbe aver accelerato oltre il “magro” +2% nei primi tre mesi dell’anno. La disoccupazione è bassa e si ritiene debba scendere ulteriormente, con grande beneficio per la ripresa.

Anche l’inflazione sembra muoversi verso i livelli ottimali, nonostante il livello medio dei salari non ne rappresenti una possibile causa. L’immobiliare continua a crescere, ma in modo ordinato e con regolari pause del trend, che permettono di non gridare alla bolla. Nonostante le perplessità della Fed, ad oggi la sfida a colpi di dazi che vede contrapporsi gli Usa da una parte e Cina ed Europa dall’altra non ha danneggiato le esportazioni americane, che possono ancora contare sulla crescita degli altri Paesi.

Insomma, i principali indicatori macroeconomici sono concordi nel suggerire il proseguimento dell’espansione, sostenuta anche dall’imponente stimolo fiscale attuato dalla Casa Bianca. Con questi presupposti la Banca centrale non ha potuto far altro che confermare i prossimi due rialzi programmati per l’anno in corso, che con tutta probabilità vedremo a settembre ed a dicembre. Anche per il 2018 il piano di tre aumenti rimane invariato.

Nelle ultime settimane, con il costo del dollaro stabilmente orientato verso la crescita, i bond Usa hanno registrato un sensibile calo, che ha pesato in particolar modo sulle scadenze lunghe e sui governativi.
Il cambio euro-dollaro non manifesta invece particolari tensioni, ma continua ad oscillare all’interno di quella che sta assumendo sempre più le sembianze di una forma triangolare il cui vertice si trova a quota 1,17. Il completamento della figura potrebbe dare conferire nuova forza al biglietto verde, che dai massimi di inizio anno si è apprezzato di circa il 7%.
Dal punto di vista settoriale, anche la finanza sta traendo vantaggio dalla normalizzazione delle politiche monetarie, mentre metalli e minerali preziosi proseguono in un inesorabile ridimensionamento che perdura da circa un biennio, dopo una pausa che ha caratterizzato il secondo trimestre dell’anno.

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Note

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Autore

Luca Lodi

Luca Lodi

Competenze:
Head of R&D di FIDA, Finanza Dati Analisi, ha maturato competenze in quantitative finance, risk management, asset allocation, risparmio gestito, compliance, consulenza finanziaria e comunicazione. Coordina le attività di ricerca-sviluppo e formazione del gruppo (FIDAmind). Sviluppa metodologie quantitative per l'analisi di portafoglio, di strumenti e mercati finanziari.

Esperienza:
Coordina l’ufficio studi FIDA che realizza studi ed analisi ad ampio spettro utilizzando trasversalmente metodologie quantitative, tecniche e fondamentali. Docente presso l'Università di Torino (Scuola di Management ed Economia), si occupa di analisi quantitativa dei dati finanziari. Giornalista pubblicista, collabora con diverse testate editoriali.
Negli anni precedenti ha collaborato con ADB S.p.A come responsabile del settore Banche Dati e poi dell’Ufficio Studi.

Formazione:
Ha una laurea in Economia. Ha frequentato diversi corsi di specializzazione tra i quali “Global Asset Allocation” (SDA Bocconi), Frontiers In Fianancial Markets Mathematics (Università di Bologna).

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