Quando Netflix ha fatto il suo ingresso in Italia tre anni fa, il suo principale competitor nella tv on demand era Sky. Ora le due aziende hanno deciso di allearsi almeno nell’offerta per provare a dare una svolta definitiva al mercato televisivo mondiale – il catalogo della piattaforma Netflix sarà disponibile all’interno dell’offerta Sky Q dal 2019 e a partire dal Nord Europa, Regno Unito in testa, e solo successivamente anche in Italia – per provare a crescere insieme e non essere più prede ambite dal mercato. Per la Sky di Rupert Murdoch, però, il tempo è già scaduto.

Sky era da molto nel mirino Disney e Murdoch ha, in qualche modo, ceduto nel dicembre 2017 quando ha venduto a Disney le attività principali di 21st Century Fox, tra cui la storica casa di produzione cinematografica, con l’impegno di lasciare al colosso dell’animazione il 39% delle quote di Sky News. Murdoch dopo poco ci ha ripensato e ha riavviato un piano per acquisire il 61% di Sky e mantenere il controllo sulle attività dell’emittente satellitare almeno in Europa. A mandare in fumo il suo piano adesso è arrivata Comcast, l’azienda di Filadelfia guidata da Brian Roberts, che ha lanciato un’offerta a Sky pari a 12,5 sterline per ogni azione (per un totale di 22,1 miliardi di sterline, ccrca 25 miliardi di euro). La proposta di Roberts è più allettante di quella della 21st Century Fox di Rupert Murdoch che ha offerto 10,7 sterline ad azione per il 61%.

La guerra è solo all’inizio. Comcast è la prima televisione via cavo per numero di abbonati Usa, la seconda multichannel con Xfinity dopo U-Verse e Direct Tv che fanno capo ad At&t, controlla i canali a diffusione nazionale Nbc e Telemundo, oltre a essere il più grande fornitore di servizi Internet. Roberts è anche proprietario anche degli Universal Studios e la battaglia con Murdoch per diventare l’uomo più potente delle telecomunicazioni si è svolta a distanza, con uno stile diverso. Roberts, a differenza di Murdoch, non ama apparire e non vuole stravincere, come è nello stile del magnate australiano soprannominato “lo squalo”, gli basterebbe anche avere la maggioranza di Sky, in condivisione con Fox o Disney.

Intrattenimento on demand: perché scalare Netflix adesso

Sul mercato dei media la contesa di Sky è appena cominciata e mentre si aspetta una contro offerta di Fox-Disney, gli appetiti degli investitori per il settore media si sono riaccesi, e Netflix potrebbe essere la prossima storia su cui puntare. Da tempo si parla di un interessamento da parte di Apple che, per ora, non ha portato a nulla di davvero concreto. Anche perché provare a scalare Netflix adesso non è proprio un affare. La società fondata e guidata da Reed Hastings è ai massimi storici in Borsa, con un rialzo di oltre il 50% nei primi due mesi del 2018, e sembra indifferente alla volatilità del mercato americano. Netflix conta su 118 milioni di abbonati nel mondo ed è arrivata a capitalizzare più di 47 miliardi di dollari, una cifra superiore a CBS Corp. e Viacom Inc. messe insieme. Tanto che Hastings è entrato per la prima volta nell’indice Bloomberg Billionaires che comprende le 500 persone più ricche del mondo, con una fortuna stimata in 4,7 miliardi di dollari, dopo essere entrato tra i più ricchi d’America recensiti da Forbes nell’ottobre 2017 con un patrimonio netto stimato di 2,2 miliardi di dollari.

Netflix continua a battere le stime degli analisti in termini di abbonati nuovi abbonati negli Stati Uniti e a livello internazionale e ha già annunciato investimenti pari a 8 miliardi di dollari per la creazione di contenuti nel 2018 e produrre sere originali come Stranger Things, ambientata negli anni ’80 e basata sulla misteriosa sparizione di un bambino e sulla comparsa di una bambina con strani poteri. Del resto Hastings adesso è entrato nell’olimpo del cinema con Icarus, il documentario sullo scandalo del doping nello sport russo diretto da Bryan Fogel e prodotto da Dan Cogan, che ha vinto il premio Oscar 2018 per il miglior documentario dell’anno.

IDEE DI INVESTIMENTO

Tutti questi successi hanno portato i titolo Netflix ad essere scambiato a un p/e troppo alto per invogliare una scalata. E allora la prossima storia a cui il mercato dell’entertainment guarda è Spotify, uno degli unicorni tecnologici più attesi in Borsa nel 2018. Per gli analisti è questa la prossima Netflix perché ha cambiato il modo di fruire la musica online, esattamente come la società di Hastings ha cambiato il modo di guardare serie e produzioni tv. Il bilancio di Spotify è in perdita per 378 milioni di euro (461 milioni di dollari) nel 2017, in aumento rispetto ai 235 milioni di euro del 2016, e gli abbonati sono 71 milioni nel 2017, quasi il 20% in meno rispetto al 2015, eppure per gli analisti è il futuro perché internet ha cambiato il modo in cui le persone consumano l’intrattenimento, aprendo a nuovi player disruptive. Proprio come Netflix ha offerto ai suoi abbonati un’alternativa più economica e conveniente ai DVD e alla TV a pagamento, Spotify ha fornito ai consumatori un motivo per non acquistare CD o brani di iTunes.

Per investire sui nuovi consumi la scelta di un fondo azionario globale specializzato (Categoria Morningstar: Azionari Settore Beni e Servizi di consumo) è la strada migliore.

La top five dei fondi che investono sui nuovi consumi globali

Prodotto Rendimento 3yRendimento YTD
Invesco Global Leisure Classe E (acc) Eur9,64%1,37%
Robeco Global Consumer Trends Equities E €7,55%2,89%
CS Invm Fds 2 - Credit Suisse (Lux) Global Prestige Equity Fund UB EUR6,56%1,93%
Morgan Stanley Global Brands Classe A Usd5,74%-5,19%
Fidelity Global Consumer Industries Fund - E - ACC - Euro5,53-0,41%
Nella tabella, i migliori fondi che investono in maniera globale sui nuovi consumi ordinati per rendimento a tre anni. Fonte: Morningstar. Rendimenti in euro.

 

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Note

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Autore

Roberta Caffaratti

Roberta Caffaratti

Competenze:
Giornalista segue da oltre 20 anni le dinamiche del mercato del risparmio gestito, della consulenza finanziaria e dei protagonisti del mondo degli investimenti. Per Online SIM scrive di scenari e storie di mercato, megatrend e idee di investimento, educazione finanziaria.

Esperienza:
É stata caporedattore di Bloomberg Investimenti e poi vicecaporedattore di Panorama Economy (Gruppo Mondadori).
Nel 2015, dopo la lunga carriera nella carta stampata economica, è passata alla comunicazione come responsabile delle attività di editoria aziendale e di content marketing di Lob Pr+Content occupandosi di progetti editoriali in diversi settori (risparmio, finanza, assicurazioni).
Dal 2015 cura la redazione dei contenuti del Blog di Online SIM, che oggi conta oltre 1200 articoli.

Formazione:
Ha una laurea in lingue e letterature straniere e una specializzazione in giornalismo.

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