Soltanto un mese fa al World Economic Forum di Davos, Raymond Dalio, il fondatore dell’hedge fund Bridgewater che muove sul mercato oltre 160 miliardi di asset, aveva avvisato: «Siamo ancora nel bel mezzo di una fase economica caratterizzata da crescita, bassa inflazione, bassi tassi di interesse, bassa disoccupazione, ma attenzione perché siamo alle fasi finali». Poche settimane dopo la fase Goldilock dei mercati è stata travolta da un sell off che in meno di sette giorni ha bruciato oltre 5 mila miliardi di dollari e, secondo alcuni analisti, potrebbe essere la fine del Toro in Borsa così come lo abbiamo conosciuto nell’ultimo anno e mezzo.

Questo clima ha innescato una fuga dai fondi azionari che a livello globale hanno avuto riscatti per oltre 30,6 miliardi di dollari, secondo dati del Financial Times, con l’unica eccezione dei fondi azionari mercati emergenti che hanno raccolto 2,1 miliardi di dollari. Nel sell off generale è sceso anche il prezzo del petrolio che è ritornato sotto i 60 dollari al barile, mentre i classici beni rifugio come le materie prime riscuotono un nuovo interesse.

Cosa è cambiato rispetto a un mese fa? In realtà nulla a livello macroeconomico. Tanto che i grandi investitori si stanno dimostrando resistenti alla correzione del mercato globale e hanno ricominciato ad acquistare sul ribasso spingendo le azioni statunitensi al rialzo di nuovo in su.
Il rimbalzo azionario è arrivato nonostante un aumento dei rendimenti decennali statunitensi a un nuovo massimo da quattro anni a questa parte anche grazie alla richiesta del presidente Donald Trump al Congresso di fondi per oltre 200 miliardi di dollari a sostegno di un piano infrastrutturale che si stima avrà un costo di 1.5000 miliardi di dollari.

I fautori del Toro hanno trovato conforto nei fondamentali sani delle aziende che sono la vera forza del mercato in questo momento. E fino a quando il neo presidente della Federal Reserve (FED), Jerome Powell, terrà fermo il proposito della banca centrale di aumentare in maniera graduale i tassi, la storia della crescita Goldilocks può continuare ad essere raccontata e le prospettive sugli utili aziendali rimangono buone. Non c’è dubbio però che sul mercato abbia fatto la sua comparsa una variabile che mancava da oltre un anno, sui mercati azionari e obbligazionari e si chiama volatilità.

IDEE DI INVESTIMENTO

Il ritorno della volatilità sul mercato azionario e obbligazionario coincide con il momento storico in cui il mondo economico deve ricominciare a funzionare con tassi di interesse più alti dopo quasi un decennio in cui la politica monetaria globale è stata accomodante. Cosa fare in questi casi?

  • Secondo Andrea Delitala, Head of Investment Advisory e Marco Piersimoni, Senior Portfolio Manager di Pictet Asset Management, la strategia corretta in questa fase è tenere d’occhio di indicatori: i futures sul VIX, l’indice che misura volatilità attesa sulle azioni; e i tassi sul decennale USA ponendo come soglia di attenzione il 3%). «Una normalizzazione della volatilità potrebbe creare il segnale per far riprendere quota ai mercati», scrivono i gestori Pictet nella view mensile. «Per quanto riguarda le scelte settoriali nel comparto azionario rimaniamo positivi sul settore bancario e cauti sulla tecnologia».
  • Sulle obbligazioni, secondo Wolfgang Bauer, gestore del team retail fixed interest di M&G Investments, la volatilità potrebbe crescere anche a causa di alcuni rischi politici residui: le elezioni politiche in Italia, le trattative sulla Brexit e le elezioni di medio termine negli Stati Uniti. Per questo per Bauer chi vuole rimanere sui bond privilegiando i corporate è meglio vada su titoli difensivi e di qualità.
  • Per le azioni la difficoltà maggiore è fronteggiare il cambiamento del mercato che ha fatto nascere una nuova asset class di prodotti che scommette sul rialzo e sul ribasso della volatilità usando l’indice VIX che questa settimana ha avuto sbalzi anche dl 100% e che secondo una stima degli analisti di Société Génerale, vale già 8 miliardi di dollari di patrimoni che ogni giorno scommettono sull’indice della paura. Per scommettere sulla volatilità come un’asset class esistono fondi che puntano sul VIX che non è altro che la volatilità implicita nel prezzo delle opzioni, ovvero il prezzo che gli operatori sono stati disposti a pagare per assicurarsi la facoltà, ma non l’obbligo, di scommettere al rialzo e al ribasso sull’indice S&P500. Si tratta dei fondi Categoria Morningstar Alternative Volatility e adottano una strategia direzionale.

I fondi alternativi che puntano sulla volatilità

ProdottiRendimento 1 mese Redimento 1 anno
Amundi Funds Absolute Volatility World Equities Classe Su6,29%-20,25%
Seeyond Volatility Equity Strategies classe R Acc6,09%-12,89%
Amundi Funds Absolute Volatility Euro Equities Classe Se4,73%-11,67%
New Millennium VolActive A-0,79%5,10%
MLIS Enhanced Volatility Pre EUR A Acc-1,01%5,54%
Amundi Fds Absolute Vol Arbtrg IE-C-1,90%-1,11%
Swisscanto (LU) EF SystematicVol AT CHF-2,82%-11,38%
Allianz Volatility Strategy I EUR Dis-4,08%-1,70%
AZ Fd 1 Global Equity B-AZ Fd Acc-6,32%-2,40%
Russell Inv Multi Strategy Vol A EURH RU-6,74%-4,36%
THEAM Quant-Volatility Wld Abs I EUR Cap-8,04%-1,22%
MLIS Enhanced Crs-Ast Vol Prem EUR A Acc-10,13%-1,74%
Nella tabella, come hanno gestito la volatilità i fondi Categoria Morningstar Alt Volatility che adottano una strategia direzionale sull'indice VIX ordinati per rendimento dall'1 gennaio al 13 febbraio 2018. Fonte: Fonte: Morningstar Direct. Fondi disponibili in Italia.

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Note

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Autore

Roberta Caffaratti

Roberta Caffaratti

Competenze:
Giornalista segue da oltre 20 anni le dinamiche del mercato del risparmio gestito, della consulenza finanziaria e dei protagonisti del mondo degli investimenti. Per Online SIM scrive di scenari e storie di mercato, megatrend e idee di investimento, educazione finanziaria.

Esperienza:
É stata caporedattore di Bloomberg Investimenti e poi vicecaporedattore di Panorama Economy (Gruppo Mondadori).
Nel 2015, dopo la lunga carriera nella carta stampata economica, è passata alla comunicazione come responsabile delle attività di editoria aziendale e di content marketing di Lob Pr+Content occupandosi di progetti editoriali in diversi settori (risparmio, finanza, assicurazioni).
Dal 2015 cura la redazione dei contenuti del Blog di Online SIM, che oggi conta oltre 1200 articoli.

Formazione:
Ha una laurea in lingue e letterature straniere e una specializzazione in giornalismo.

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