Dopo la nomina di Jerome Powell, il milionario amico di Trump alla guida della Fed da febbraio 2018, cosa devono aspettarsi gli investitori? E cosa lascia Janet Yellen in eredità ai mercati dopo un solo mandato? Il mercato al momento non si sta esercitando molto nella risposta a queste domande perché a pesare di più finora era l’attesa della nomina, soprattutto in vista del ritiro delle misure del Quantitative easing (QE) che è prevista, e già scontata, a dicembre 2017.
Del resto Jerome Powell era nella lista dei candidati alla presidenza della vigilia così come lo erano Gary Cohn e Janet Yellen, ai quali però non venivano date molte chance, così come all’ex governatore della banca centrale Kevin Warsh, e all’economista dell’università di Stanford, John Taylor, entrambi nella short list della Casa Bianca.
«Sarà interessante capire in che modo nei prossimi mesi Powell sarà in grado di mantenere l’indipendenza dalla Federal Reserve, considerate le sue relazioni con la Casa Bianca che vuole gestire tutto», ha detto Philippe Waechter, Chief Economist dI Natixis asset management. «Sarà inoltre interessante capire quali saranno le sue reazioni se il congresso repubblicano chiederà alla Federal Reserve di adottare un modello economico basato su una determinata regola, come quello basato sulla Taylor Rule». Bernanke e Yellen si sono rifiutati di farlo? Quale sarà la posizione di Powell? Se la Federal Reserve deciderà di seguire la Tayor type rule non sarà più indipendente.
“Jay” come viene chiamato in maniera confidenziale Powell da Trump ha la capacità, la saggezza e la leadership per guidare l’economia americana nelle prossime sfide secondo il presidente americano. A Powell spetta il compito di traghettare la Fed e l’economia in una nuova fase, ritirando gli stimoli messi in campo durante la crisi senza intaccare la ripresa e il mercato del lavoro.
E la sua politica dovrebbe essere nel segno della continuità secondo l’analisi del Wall Street Journal su Powell pensiero:
- Powell è stato cinque anni al Consiglio dei governatori e non ha mai mostrato alcun dissenso sulle decisioni di politica monetaria o regolamentare della gestione Yellen.
- Ha sempre sostenuto la politica della Fed riconoscendo che il lavoro svolto ha invertito la rotta, rafforzando l’economia e rendendo più sicuro il sistema bancario.
- Si è sempre detto disposto a utilizzate ancora gli stimoli monetari in caso in cui l’America vada incontro a una nuova grave recessione.
- È un Repubblicano atipico perché ha contestato le iniziative dei rappresentanti del suo Partito che vogliono rafforzare il controllo del Congresso sulle decisioni della FED.
La sua prima sfida è la stessa che aveva di fronte Janet Yellen: tenere d’occhio l’inflazione che è ferma con l’obiettivo di avvicinarsi al 2% in territorio di sicurezza. Yellen che lascia dopo un solo mandato ed è la presidente meno longeva degli ultimi 40 anni, ha assicurato che favorirà un ingresso dolce di Powell per garantire continuità.
Dalla sua Powell ha l’esperienza maturata sui mercati finanziari che gli servirà per riequilibrare il bilancio della FED quando avrà definitivamente detto addio al QE. E dovrà mettere insieme una nuova squadra di lavoro dopo le già annunciate dimissioni di William Dudley, presidente della FED di New York, potrebbe lasciare la banca centrale prima della scadenza del suo mandato nel 2019. «La Fed ha ancora tre posti vuoti su sette sul tavolo», ha ricordato Waechter. «Trump ha già nominato due membri: Ronald Quarles, confermato dal congresso, e Powell, il futuro presidente. Con tre nuove nomine, e potrebbero essere quattro se la Yellen deciderà di lasciare il suo posto prematuramente, il board si comporterà in modo diverso da quello che abbiamo visto durante le presidenze di Bernanke e Yellen. E il ruolo di Powell assumerà maggiore importanza».
IDEE DI INVESTIMENTO
Il tasso di disoccupazione ai minimi da 17 anni – è pari al 4,1% – ma salari in rallentamento sono i dati da cui parte la presidenza Jerome Powell che arriva alla vigilia di un momento cruciale della presidenza Trump e della riforma fiscale che abbassa le aliquote da imporre alle aziende. Il provvedimento messo a punto dalla Camera la fissa al 20%, ma non avrà vita facile in Senato anche dopo la bocciatura di Lloyd Blankfein, amministratore delegato di Goldman Sachs, che ha ribadito a più riprese che questo non è il momento di un taglio della tasse.
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