C’è un solo obiettivo per la Banca centrale del Giappone (BOJ) che ha lasciato i tassi di interesse e la politica monetaria invariata: puntare a raggiungere un’inflazione al 2%. Quando, però, non è dato sapere. Non c’è un termine entro il quale questo traguardo dovrebbe essere raggiunto. L’unica scadenza certa è il mandato del governatore della BOJ, Haruhiko Kuroda, che va a termine nell’aprile del 2018. La decisione della BOJ di lasciare i tassi invariati è arrivata a poche ore di distanza da quella della Banca centrale americana (FED), di alzare i tassi di un quarto di punto per la prima volta in 3 mesi.
Tutte le decisioni di politica monetaria erano però già scontate dai mercati, che vedono lontano l’obiettivo della Banca del Giappone verso il 2% di inflazione, nonostante quattro anni di politica monetaria radicale. La ragione? Uno yen debole e i prezzi dell’energia in aumento sostengono l’inflazione giapponese. Nello stesso modo, però, il mercato azionario resta un buon affare così come lo è la deflazione se si conoscono le regole per gestirla. Per questo il Giappone resta per i gestori un mercato interessante, più per le azioni che per le obbligazioni secondo quanto previsto negli outlook 2017 sui mercati dalle principali case di investimento.
IDEE DI INVESTIMENTO
Per i gestori la deflazione giapponese continua a essere un affare ma la fine potrebbe essere vicina potrebbe essere vicina se il dollaro resta forte e i prezzi del petrolio in ascesa. Ecco cosa sostiene il mercato azionario di Tokyo:
- Dollaro forte e prezzi del petrolio in ascesa hanno dato una spinta agli sforzi della Banca centrale giapponese (BoJ) con politiche monetarie e fiscali e sostegno dell’economia domestica del Giappone. Per Shogo Maeda, Head of Japanese Equities, Schroders, il coordinamento tra politiche fiscali e monetarie garantisce un sostegno solido al mercato azionario e la stabilità politica sotto la leadership del Primo Ministro Abe.
- Politica monetarie e riforme fiscali sono condizioni fondamentali per attuare riforme strutturali su mercato del lavoro e fisco. Ma non c’è solo questo. Il mercato di Tokyo è sostenuto anche da una massiccia campagna di buy back, ovvero riacquisto di azioni proprie lanciati da diverse grandi aziende e, secondo l’analisi di Morningstar, anche dal debutto in Borsa di alcuni big nazionali come Japan Post che ha attirato investitori stranieri.
- Non c’è dubbio, però, che la volatilità sia una costante di questo mercato. Per puntare sulle azioni del Giappone meglio affidarsi a un fondo specializzato che abbia una storia positiva di gestione delle turbolenze, anche in vista di una possibile fin della deflazione e in un’ottica di lungo periodo.
Ecco i fondi azionari che investono sul Giappone (categoria Morningstar: Azionari Giappone Large Cap) che hanno saputo domare meglio la volatilità contenendo al massimo la discesa (Max Drawdown) dal picco più alto di rendimento negli ultimi dieci anni (1 gennaio 2006- 28 febbraio 2017):
Fondi azionari Giappone che sanno gestire meglio la volatilità
Prodotto | Max Drawdown 2006-2017 |
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Fidelity Japan Advantage A-JPY | -38,80% |
Invesco Japanese Equity Core C USD AD | -39,27% |
OYSTER Japan Opportunities C JPY PR | 39,66% |
DB Platinum IV CROCI Japan I1C | -44,82 |
Invesco Japanese Value Equity C JPY Acc | -46,81% |
Candriam Eqs L Japan C JPY Acc | -48,29% |
BlackRock ISF Japan Index SUB | -48,52% |
Vitruvius Japanese Equity B JPY | -48,57% |
Pictet-Japan Index P JPY | -48,98% |
Amundi IS MSCI Japan IE-C | -49,12 |
Note
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