Sale la tensione tra Atene e Bruxelles. Ormai è un braccio di ferro tra Alexis Tsipras, primo ministro greco, e l’Unione europea in vista della scadenza del 12 maggio sul debito che, in assenza di un accordo, potrebbe portare la Grecia al default, ovvero al fallimento. L’analisi di Goldman Sachs.
Non basta che la Grecia abbia rimborsato al Fondo Monetario Internazionale (Fmi) il prestito da 200 milioni di euro in scadenza il 6 maggio 2015. Perché il 12 maggio deve ripagare al Fmi un prestito da 750 milioni. Il Paese è ormai a corto di liquidità. Il prezzo di questa incertezza ha impattato pesantemente sulla fiducia dei correntisti nella solidità delle banche elleniche. La prova? Tra dicembre 2014 e febbraio 2015 i depositi degli istituti greci sono diminuiti di 25 miliardi (-14%) e nello stesso i depositi delle imprese sono scesi del 30%, quelli retail del 12%. Soltanto a febbraio la fuga è stata di 8 miliardi (-5%).
Nessun effetto Draghi sulle banche elleniche. La manovra di Quantitative easing di Mario Draghi, presidente Bce, non si vede sugli istituti ellenici che restano appesi alla liquidità d’emergenza fornita dalla Bce, il cui utilizzo è aumentato di 60 miliardi negli ultimi tre mesi. Questa situazione non potrà durare a lungo.
Secondo l’analisi di Goldman Sachs, il sistema bancario greco pesa per l’1,2% degli asset dell’Eurozona, ma per il 19% della liquidità fornita da Francoforte. Ciò significa che la Bce finanzia già oggi oltre un quarto dell’attivo del sistema bancario greco.
La manovra di Tsipras non convince l’Ue. È evidente che una situazione del genere non può durare a lungo. Lo sanno bene il premier Alexis Tsipras – che è diventato primo ministro il 26 gennaio – e il ministro delle Finanze Yanis Varoufakis. Per questo il governo greco cerca un “compromesso onorevole” con i partner europei per non capitolare. L’Ue però non è contenta della manovra che il Governo ellenico sta mettendo in atto. La ragione? Tsipras ha deciso di non aumentare l’Iva, mentre è determinato a rafforzare la lotta al contrabbando di tabacco e petrolio e a varare una stretta sui trasferimenti di capitali. Troppo poco secondo Bruxelles. Secondo quanto riportato dal Wall Street Journal, che ha citato funzionari dell’Eurozona: “Le proposte sono frammentarie, vaghe e i colleghi greci non sono stati in grado si spiegare tecnicamente cosa comportassero alcune di queste”.
La lista delle riforme. Eppure, in base all’ultima bozza di riforme, il menu greco ha come obiettivo per il 2015 un incremento netto delle entrate di 3,7 miliardi di euro, e un avanzo primario dell’1,2% del Prodotto interno lordo (Pil), meno del 3,4% previsto dal programma Ue. Tra i punti qualificanti c’è la tassa sulla proprietà, l’Enfia (equivalente all’Imu in Italia), che Tsipras aveva promesso di sostituire con una tassa solo sui grandi patrimoni immobiliari.
Le privatizzazioni andranno avanti, per un totale di 1,5 miliardi (meno dei 2,2 preventivati dal precedente Governo). Tra le più attese c’è quella parziale del porto del Pireo da cui il Governo stima di ottenere 500 milioni, ma anche quelle degli altri porti dovrebbero seguire. Il Governo punta a ottenere 875 milioni da un’imposta sui trasferimenti di capitali e dalla lotta all’evasione, tra i 250 e 400 milioni da lotta al contrabbando di petrolio, tabacco e alcol, 350 milioni dall’asta delle licenze tv e altri 420 milioni dal contrasto all’evasione dell’Iva.
Per quanto riguarda le pensioni, infine, si pensa a un parziale reintroduzione della tredicesima per gli assegni più bassi, con un costo stimato in 600 milioni. Ma per Bruxelles ancora non basta.
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