Le ultime settimane sono state ricche di eventi e di circostanze che hanno determinato movimenti spesso in controtendenza rispetto ai fenomeni di fondo. Nell’ambito di tendenze di medio termine decisamente positive, sono numerosi i ritracciamenti e i ritorni verso le trendline. Ciò che ne risulta, sono ranking perlopiù in rosso, ma con variazioni contenute e non lontane dalla parità. In media sono trascurabili e non impattanti su portafogli ben diversificati, che tra l’altro potrebbero anche aver beneficiato del rally su asset difensivi. Soprattutto in caso di asset allocation particolarmente prudenti.

Quali sono i mercati e i settori in salute

  • Tra i top performer del periodo considerato spicca Taiwan, che avanza del 4,30% in ottobre soprattutto grazie alla forte domanda di semiconduttori. Le aziende taiwanesi – in particolare TSMC – stanno registrato ordini record da parte di produttori di elettronica e automobilistici. Sostenendo così la domanda globale per semiconduttori. Non solo: nonostante le tensioni geopolitiche, pare che la Cina stia tornando a investire in Taiwan, portando ottimismo sul mercato.
  • Un momento particolarmente positivo anche per il mercato USA. Soprattutto le aziende ad elevata capitalizzazione di borsa e in fase di crescita avanzano del 3% nel mese grazie alla diffusioni di dati superiori alle aspettative, che nelle ultime ore stanno trovando nuovo carburante nel risultato delle elezioni. L’area trascina l’intero Nord America, che in generale beneficia di tassi di disoccupazione ai minimi storici e dell’aumento del costo dell’energia. Infatti, in Nord America le principali industrie energetiche sono concentrate in specifiche aree: Texas, Dakota del Nord e New Mexico negli Stati Uniti, grazie alla produzione di petrolio e gas non convenzionali. Ma anche il Canada, con Alberta come principale hub, è significativamente esposto al settore energetico, in particolare al petrolio estratto dalle sabbie bituminose e al gas naturale. Le risorse energetiche canadesi rappresentano una parte sostanziale dell’economia nazionale e delle esportazioni, specialmente verso gli Stati Uniti.
  • Si colloca bene anche il mercato EMEA (Europa, Medio Oriente e Africa), i cui fondi di riferimento avanzano di oltre 2 punti percentuali. L’area è caratterizzata da una forte esposizione a settori specifici, come energia, finanza e materie prime. I recenti sviluppi hanno visto performance contrastanti a seconda del settore e del paese, con alcuni mercati che beneficiano dei prezzi elevati delle materie prime, mentre altri affrontano una maggiore volatilità.
  • Il settore energetico è particolarmente influente, soprattutto per i paesi esportatori di petrolio e gas come Arabia Saudita e alcuni paesi africani. Qui, i prezzi alti del petrolio hanno spinto al rialzo le azioni delle aziende energetiche, anche se l’impatto di eventuali offerte pubbliche da parte di giganti energetici come Saudi Aramco sta generando volatilità.
  • Il settore minerario, che comprende oro, platino e uranio, ha attratto investitori in cerca di beni rifugio, specialmente nelle economie emergenti come Sudafrica e Kazakistan​. Inoltre, il comparto finanziario ha registrato interesse grazie ai rendimenti interessanti e alle valutazioni moderate, con forti posizioni nei mercati bancari di Grecia e Polonia. I titoli bancari sono visti come favorevoli grazie ai margini di interesse elevati, sostenuti anche dalla politica monetaria di alcuni paesi dell’area​.

Il vertice BRICS: una nuova prospettiva sugli emergenti

Il recente vertice dei BRICS ha avuto ripercussioni anche per le economie della regione EMEA (Europa, Medio Oriente e Africa). Durante il summit, i paesi BRICS hanno discusso strategie per espandere la cooperazione economica e ridurre la dipendenza dal dollaro. Questo per concentrarsi sull’istituzione di un’economia multipolare e su investimenti sostenibili, soprattutto nei paesi del Global South, inclusa l’Africa. Le economie emergenti di Africa e Medio Oriente sono tra i maggiori beneficiari delle iniziative del gruppo, come i finanziamenti della New Development Bank (Banca dei BRICS), destinata a rafforzare le infrastrutture e promuovere lo sviluppo economico in queste aree.

Un esempio concreto è la crescente influenza della banca dei BRICS, che mira a fornire alternative ai finanziamenti tradizionali per infrastrutture e progetti di sviluppo in Africa e in altre aree emergenti. La nuova espansione del gruppo BRICS, che ha recentemente accolto paesi come Arabia Saudita e Emirati Arabi Uniti, aumenta ulteriormente l’attenzione verso il Medio Oriente. In questo modo apre nuove opportunità di collaborazione per investimenti infrastrutturali e energetici, elementi chiave per la crescita della regione​.

Dopo l’arrivo di Trump riparte il duello Usa-Cina

Ci troviamo ora davanti ad un mondo forse più equilibrato. Gli Stati Uniti sono più focalizzati sullo sviluppo della domanda interna e meno dipendenti dal commercio internazionale, e la Cina è più sviluppata ed organizzata. Lo scenario è interessante, dal momento che la Cina detiene una parte significativa del debito pubblico degli Stati Uniti. Anche se la sua quota è diminuita negli ultimi anni. Attualmente, si stima che la Cina possieda circa 850 miliardi di dollari di titoli del Tesoro statunitense, rendendola uno dei maggiori creditori stranieri, insieme al Giappone.

Questa partecipazione rappresenta circa il 3-4% del debito pubblico totale degli Stati Uniti. Storicamente, la Cina ha acquistato questi titoli per sostenere il valore del dollaro (e deprezzare lo yuan) e favorire le esportazioni cinesi verso gli Stati Uniti. Tuttavia, negli ultimi anni, la Cina ha ridotto gradualmente la sua esposizione per diversificare le proprie riserve estere e ridurre la dipendenza dai Titoli del Tesoro USA, in risposta a tensioni commerciali e politiche tra i due paesi. La riduzione della detenzione cinese di debito USA non ha avuto impatti drastici sul mercato dei Titoli del Tesoro, grazie alla vasta base di investitori globali e domestici che continuano a sostenere la domanda per questi titoli, considerati una risorsa sicura.

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Autore

Monica Zerbinati

Monica Zerbinati

Competenze:
Analista finanziario presso l’Ufficio Studi di FIDA, Finanza Dati Analisi, è specializzata su temi legati al risparmio gestito, attivo e passivo, sul quale cura diversi studi periodici. Le competenze generali riguardano l’analisi di scenario dal punto di vista quali-quantitativo. Cerca di individuare tendenze e semplificare la complessità delle dinamiche di mercati finanziari e reali, combinando analisi macroeconomica, tecnica e fondamentale. Segue inoltre l’evoluzione della normativa in ambito finanziario con particolare focus sulla compliance nell’ambito della consulenza finanziaria. Ha competenze generali su database ed elaborazione dati, produzione di materiale di marketing ed interazioni tecnico-commerciali.

Esperienza:
Al netto di alcune esperienze giovanili in realtà industriali e bancarie, contestuali agli studi, la sua esperienza lavorativa è maturata interamente in FIDA, all’interno della quale – negli anni – ha avuto occasione di collaborare ad ogni genere e tipologia di attività. Data entry, strutturazione banche dati, elaborazioni quantitative, redazione di contenuti editoriali di taglio customizzato e reportistica specifica, supporto nello sviluppo di nuovi tools informatici per operatori della finanza, ma anche assistenza clienti, formazione, organizzazione di campagne informative ed eventi. Gli obiettivi sono molteplici e spaziano dall’integrazione di dati e strumenti informatici a supporto degli operatori della finanza nello svolgere la loro professione, nell’espletamento degli obblighi normativi, ma anche fini filantropici come la diffusione dell’educazione finanziaria.

Formazione:
Ha una laurea magistrale in Finanza Aziendale e Mercati Finanziari conseguita presso la Scuola di Economia e Management di Torino.

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