L’economia dell’Eurozona ha registrato una crescita sorprendente nel terzo trimestre del 2024, mettendo in pausa le preoccupazioni di una recessione diffusa nel Continente. Gli ultimi dati di Eurostat mostrano una crescita dello 0,4% per il blocco monetario delle venti nazioni, il doppio rispetto alle previsioni iniziali dello 0,2%. L’Europa, tuttavia, non è fuori pericolo: le sfide macroeconomiche restano rilevanti e il percorso verso una crescita sostenibile richiederà un coordinamento efficace delle politiche monetarie, fiscali e strutturali tra i vari stati membri. E l’arrivo alla presidenza americana di Donald Trump complica il delicato equilibrio europeo.
Il ruolo della Germania e la sorpresa della crescita
La Germania rappresenta storicamente il motore economico d’Europa. Le previsioni negative sul suo PIL avevano creato timori di una recessione a livello continentale. Nel corso dell’anno, l’industria tedesca ha affrontato una domanda più debole, sia per l’export sia per il mercato interno, a causa di un contesto di tassi d’interesse più elevati e dell’aumento dei costi energetici.
Tuttavia, il Prodotto interno lordo (PIL) tedesco è cresciuto dello 0,2% nel terzo trimestre, un risultato inatteso che segna una pausa nella tendenza negativa dell’ultimo anno. Questo dato è stato parzialmente sostenuto da un incremento della spesa pubblica e un lieve recupero della domanda interna, fattori che hanno compensato una produzione industriale ancora debole. Nonostante la revisione al ribasso dei dati del trimestre precedente, l’inaspettata ripresa tedesca evidenzia come il paese abbia saputo adattarsi a sfide economiche strutturali e congiunturali. Tuttavia, la situazione rimane delicata: i settori industriali ad alta intensità energetica restano sotto pressione, e le prospettive di crescita per la Germania rimangono limitate.
Francia e Spagna danno stabilità
La Francia ha registrato una crescita solida (+0,4%), trainata da un aumento della spesa pubblica e dal rafforzamento del mercato del lavoro, che ha sostenuto i consumi oltre che dall’effetto Olimpiadi. A differenza della Germania, l’economia francese ha beneficiato della maggiore diversificazione settoriale e di una minore dipendenza dall’export verso mercati in rallentamento, come quello cinese. Questo le ha permesso di mantenere uno slancio positivo anche in un contesto di inflazione elevata.
In Spagna il PIL del terzo trimestre è in crescita dello 0,8% e ha continuato a beneficiare di un settore turistico in ripresa e di una domanda interna che, nonostante i tassi di interesse più alti, è rimasta robusta. Gli investimenti in infrastrutture, sostenuti dai fondi europei, hanno rappresentato un ulteriore stimolo per l’economia spagnola, contribuendo alla stabilità della sua crescita.
Italia: stagnazione e sfide strutturali
Contrariamente al resto dell’Eurozona, l’Italia ha mostrato segni di stagnazione nel terzo trimestre, con una crescita del PIL piatta (+0,4%). Questo risultato è stato influenzato principalmente dal commercio netto, che ha inciso negativamente sul PIL. Nonostante i consumi abbiano tenuto, la domanda esterna ha subito un calo che ha penalizzato il settore manifatturiero italiano, in particolare l’industria dell’automobile e il comparto tessile, tradizionalmente importanti per il paese.
L’Italia ha poi sofferto l’effetto dei tassi d’interesse elevati, che hanno rallentato il mercato immobiliare e compresso gli investimenti delle imprese. In questo contesto, le sfide per il governo italiano sono quelle di stimolare la produttività e di rendere l’economia meno vulnerabile alle oscillazioni del commercio internazionale.
L’elezione di Trump e le sfide future
Guardando al futuro, l’Eurozona deve affrontare diverse sfide macroeconomiche a cui dopo l’elezione del presidente americano Donald Trump si aggiunge l’inizio di una guerra dei dazi. Il presidente Trump ha messo nel suo programma dazi sulle importazioni dal Vecchio Continente che potrebbero far perdere 1,5 punti di Pil entro il 2028 all’intera area dell’euro. Le previsioni economiche alla luce dell’avvicendamento dell’amministrazione americana potrebbero essere riviste al ribasso.
Resta poi la gestione di un’inflazione ancora elevata. La Banca centrale europea (BCE) ha mantenuto a lungo una politica monetaria restrittiva, alzando i tassi per contenere i prezzi, ma questo ha avuto un impatto negativo su alcuni settori economici. La sfida, ora, è riuscire a bilanciare il contenimento dell’inflazione con la discesa dei tassi appena cominciata e con il sostegno alla crescita, cercando di evitare un impatto troppo pesante sui Paesi più fragili.
La transizione verde e la digitalizzazione rappresentano sfide e opportunità. Il piano Next Generation EU ha messo a disposizione fondi significativi per la transizione verso un’economia sostenibile e digitale, ma la capacità di assorbimento di questi fondi varia significativamente tra i diversi paesi. Una gestione efficace di questi investimenti potrebbe sostenere la crescita futura e migliorare la resilienza dell’economia europea. L’Eurozona è chiamata a sfruttare questo periodo di ripresa inaspettata per affrontare le sfide strutturali che possono rafforzare la sua resilienza futura, dimostrando che un equilibrio tra crescita e stabilità è possibile anche in un contesto di incertezze globali.
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