Tre anni di recessione alle spalle. Il Prodotto interno lordo dell’Italia è tornato a crescere dopo una crisi che proseguiva dal 2013, chiudendo il 2015 con un rialzo dello 0,8%. Il dato fa ben sperare, è migliorato anche il deficit che si è riportato ai livelli pre-crisi intorno al 2,6%, mentre la pressione fiscale è scesa per la prima volta dal 2010 (dal 43,6% al 43,3%).
Il risultato del Pil è sotto le attese del Governo Renzi, che erano state messe nero su bianco nel Def di settembre (+0,9%), ma il dato è migliore di quanto, invece, aveva stimato l’Istat in base alla media trimestrale (+0,7%). Il buon risultato del deficit sotto il 3% è però attutito dal debito che è al massimo storico: 132,6% del Pil.
La nota dolente resta l’occupazione. A gennaio 2016 i occupati sono saliti di 70 mila unità, grazie al traino dei contratti a tempo indeterminato, ma i giovani scontano una disoccupazione al 39,3% contro una media ferma all’11,5%. Percentuali che continuano ad essere più alte di quelle registrate nell’Eurozona. Le distanze restano anche in termini di Pil, se si guarda a quanto ottenuto in alcuni dei Big europei (Germania +1,7% e Francia +1,2%).
Italia falsa partenza o vera ripresa? Secondo le ultime stime dell’Ocse, il Pil dell’Italia quest’anno crescerà dell’1%, contro le precedenti previsioni dell’1,4%, in linea con le attese di Bruxelles. Renzi stima che la crescita possa essere dell’1,6% e non è intenzionato ad abbassare la previsione. Ma non è uno 0,2% che può fare la differenza e cambiare lo scenario.
IDEE DI INVESTIMENTO
I venti di ripresa dell’Italia erano stati segnalati dall’agenzia di rating Fitch nel corso del primo semestre dello scorso anno (Leggi qui l’approfondimento di Online Sim). E già allora i gestori francesi di Financière de L’Echiquier avevano individuato nelle società a più bassa capitalizzazione la miglior opportunità di rendimento per chi investe. La previsione si è mostrata fondata e la locomotiva italiana è stata trainata dalle piccole e medie imprese (Pmi) che sono state il motore della crescita dei fondi specializzati campioni di rendimento nel 2015 (Leggi qui l’approfondimento di Online Sim).
Queste aziende sono ancora un affare grazie anche allo stimolo del piano europeo Juncker che ha l’obiettivo di aiutare gli investimenti a medio e lungo termine delle imprese, per agganciare la crescita dopo anni di crisi, con un impatto reale sull’economia.
Per investire sulla ripresa delle Pmi la scelta migliore resta il fondo specializzato in società a piccola e media capitalizzazione. Online Sim ha analizzato qui il portafoglio dei migliori fondi che investono sulle Pmi italiane e che hanno reso di più nel 2015:
- Eurizon Azioni Pmi Italia è gestito da Francesco De Astis che ha vinto la classifica generale dei fondi comuni italiani 2015 con una performance del 43,13% (a tre anni rende il 18,98%). Il fondo investe prevalentemente in Italia sui settori della finanza (27,83%), industria (16,36%), beni di consumo ciclici (12,73%), salute (11,87%) e tecnologia (8,56%).
- Fondersel Pmi ha reso il 36,69% nel 2015 (a tre anni guadagna il 16,41%). I gestori Marco Nascimbene e Carlo De Vanna privilegiano la finanza come primo settore in portafoglio con un peso del 30,81%. Gli altri comparti più rilevanti sono: industria (17,64%), beni di consumo ciclici (11,50%), servizi di pubblica utilità (10,28%) ed energia (7,75%).
- Symphonia Azionario Small Cap Italia ha guadagnato il 33,73% nel 2015 (a tre anni rende il 17,37%). Guido Crivellaro ha messo in portafoglio come primo settore l’industria (21,96%) seguita a brevissima distanza dalla tecnologia (21,26%). Completano l’asset allocation i comparti della salute (16,47%), dei beni di consumo ciclici (14,27%) e della finanza (10,72%).
Note
Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.
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