L’atmosfera natalizia è già arrivata sui mercati dove assistiamo a un deciso tentativo di recupero dopo mesi difficili. Nelle prossime settimane potremmo vedersi consolidare un rally di fine 2023, in attesa di un taglio dei tassi nel 2024. Vediamo alcuni punti chiave:
- Il ritorno delle materie prime. Sulle commodities tornano a manifestarsi imponenti movimenti, tra i quali spicca un nuovo crollo del gas naturale (-25% in un mese), che si trova ora a cedere oltre il 60% da inizio anno. Bene invece il cacao che segna un brillante +12% in novembre e porta la performance year to date al +65%.
- Euforia sulle valute. Non trascurabili nemmeno i movimenti sul Forex, come l’allungo dell’euro su dollaro di quasi 3 punti percentuali capace di ribaltare la variazione del 2023. La moneta unica avanza anche su yen e yuan (sulla moneta del Sol Levante l’apprezzamento da inizio anno ormai lambisce il +15%), mentre cede terreno con sterlina e franco svizzero.
- La ripresa delle azioni. Oltre il 90% dei principali listini azionari balza in avanti configurando quello che potrebbe rivelarsi a posteriori un colpo di coda importante nel definire lo scenario annuale. Salta all’occhio il Bovespa con oltre il 13%, e nel complesso possiamo apprezzare l’allungo dei più importanti listini USA (tra il 9% e l’11%), seguito dai Paesi dell’Europa mediterranea, quella continentale ed infine le piazze asiatiche, con variazioni prossime alla parità.
Ripartono tutti gli indici del risparmio gestito
Lo scenario degli indici del risparmio gestito risulta coerente con lo scenario attuale. Le performance migliori sono state registrate dalle asset class esposte all’Europa, intervallate dagli USA sui quali pesa l’erosione del biglietto verde. Emergono le sovra performance dei mercati sviluppati sugli emergenti, delle small cap sulle large e delle growth sulle value. Circa il 95% degli indici di categorie azionarie risulta in positivo e contribuisce in maniera significativa a portare dal 57% al 78% le categorie in attivo dall’inizio dell’anno, con un rendimento medio che cresce di ben il 6% a fronte di un minimo incremento della dispersione dei rendimenti.
Anche i comparti a specializzazione settoriale regalano molte soddisfazioni, sul finire di un anno ricco di contrasti. Solo gli energetici segnano una lieve contrazione, tutte le altre categorie allungano fino al 15% del fintech. I risultati migliori sono messi a segno dagli innovativi, a seguire immobiliare e sostenibili (questi ultimi stabilmente nel centro della distribuzione dei risultati) ed infine health. Le materie prime tendono a distribuirsi in modo disordinato lungo la classifica. Tra i settoriali, l’impatto di novembre sul ranking annuale è ancora più marcato: il rendimento medio passa dal -5% al +7%, ridefinendo completamente lo scenario.
Anche gli indici obbligazionari disegnano un quadro definito e significativo, che però potrebbe ridimensionarsi facilmente. Le dinamiche della politica monetaria da una parte e gli azionari che trascinano contribuiscono al balzo delle scadenze lunghe (i governativi eurozona oltre i 10 anni avanzano di oltre il 6%), degli high yield e dei convertibili. In contrazione troviamo solo le scadenze brevi USA che non riescono a contrastare l’indebolimento del dollaro.
IDEE DI INVESTIMENTO
Ci troviamo ora in un momento cruciale per comprendere come si definirà la politica monetaria nei prossimi mesi. In queste ore sono infatti previste le riunioni delle Banche Centrali. La Banca centrale europea (BCE ) si è già presa una pausa ad ottobre in merito al rialzo dei tassi e nelle ultime settimane pare che l’inflazione sia scesa oltre le attese – come si evince dal confronto con le previsioni di settembre – come se la stretta monetaria fosse stata più deflattiva del previsto. Molti operatori ora scommettono su un taglio dei tassi forse già da marzo 2024.
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NOTE
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