I Beatles hanno appena lanciato il nuovo brano Now and Then dove la voce di John Lennon canta insieme agli altri grazie all’IA. Il risultato? Subito in vetta alla classifica dei dischi inglesi e nella top 50 globale. Niente di strano per dei miti Pop, ma il tema non è musicale.
Questo è solo il primo passo verso un futuro dove ciascuno di noi potrà cantare come Lennon? YouTube ci crede e sta sviluppando uno strumento basato sull’intelligenza artificiale che consenta agli utenti di replicare la voce di musicisti famosi in una registrazione audio.
YouTube in prima linea sull’IA
Esattamente come accadde con la musica in streaming, le case discografiche non sembrano così aperte ad accordi sull’intelligenza artificiale. Secondo quanto riporta Bloomberg, per YouTube il passaggio fondamentale è ottenere dalle case discografiche i diritti sulle canzoni che sono necessari per sviluppare questo tool.
La musica completerebbe l’offerta di YouTube che sta scommettendo molto sull’IA. A ottobre ha lanciato una nuova suite di strumenti che sfruttano l’intelligenza artificiale. Tra questi c’è un tool pensato per creare sfondi di immagini statiche o in movimento per i video dei creator e un tool che consente il doppiaggio automatico in altre lingue. YouTube sperava di lanciare il tool musicale già nel 2023 ma non si è ancora assicurata i diritti.
Musica e IA aprono un nuovo fronte legale sul digitale
Prima di dare a tutti la possibilità di cantare come John Lennon, YouTube dovrà intraprendere un percorso verso l’uso legale di questa nuova tecnologia. In passato il rapporto con l’industria musicale è stato complicato, ma la situazione è migliorata negli ultimi anni poiché il sito ha aumentato le royalties da retrocedere alle case discografiche e agli artisti.
In particolare:
- Non bastano le royalties. Per convincere le case discografiche le royalties da sole non sono sufficienti per annullare la diffidenza del mondo musicale verso l’IA. La ragione? L’aumento della pirateria e dei contenuti generati dagli utenti ha decimato i guadagni del settore a cui non è mai piaciuto molto il servizio di streaming a pagamento come quello offerto da Spotify.
- La partita del copyright. Al momento non è chiaro se il tool YouTube di clonazione vocale basato sull’intelligenza artificiale possa risolvere i problemi di copyright che sono già stati sollevati dalle etichette discografiche. Secondo quanto riporta The Verge, le tracce generate dall’intelligenza artificiale che emulano musicisti famosi sono già sul mercato. Il caso di una canzone “Drake” generata dall’intelligenza artificiale, e diventata virale online inizio 2023, ne è una prova. E sono già tanti gli artisti che chiedono nuove regole per proteggere la clonazione digitale della loro voce. Tra questi ci sono Sting, John Legend e Selena Gomez.
- Vuoto legislativo. La musica generata dall’intelligenza artificiale è in una sorta di zona grigia dal punto di vista legale a causa delle difficoltà nello stabilire diritti di proprietà su brani che replicano la voce unica di un artista, ma non presentano direttamente testi o registrazioni audio protetti.
- Non solo YouTube, gli altri tool musicali. L’interesse per lo sviluppo di funzionalità musicali generate dall’intelligenza artificiale aumenta: Meta, Google e Stability AI hanno tutti rilasciato strumenti per creare musica generata dall’intelligenza artificiale nel 2023.
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Note
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