Spagna, Danimarca e Paesi Bassi stanno accelerando sulla possibilità di produrre carne coltivata. L’Italia, invece, vorrebbe arrivare, entro il 15 novembre 2023, all’approvazione di un disegno di legge contro la coltivata e sintetica in generale. La posizione dell’Italia è in contrasto con la strategia dell’Unione Europea che guarda con favore all’apertura di un mercato sostenibile e alternativo alla carne animale. Finora, l’unico Paese al mondo che ne approvato il consumo nel 2020 è Singapore. Perché la carne coltivata fa paura? Scopri cos’è e come viene prodotta.
Cos’è la carne coltivata
Partiamo subito dicendo che la carne coltivata non è nata oggi. I primi esperimenti sono cominciati nel 2000. Soltanto nel 2013 l’Università di Maastricht riuscì a produrre il primo hamburger di manzo coltivato dopo ben due anni di sperimentazione a un costo di oltre 375 mila dollari.
Le caratteristiche della carne coltivata:
- Non è a base vegetale. Le carne coltivata non è la stessa cosa della carne a base vegetale. Questo ultimo tipo di carne è diventato comune negli ultimi anni, con marchi come Impossible Foods e Beyond Meat che sono presenti nella grande distribuzione, e nei negozi di alimentari.
- Utilizza tecniche di ingegneria. La carne coltivata utilizza tecniche di ingegneria tissutale che sono praticamente identiche a quelle che si usano nella medicina rigenerativa. In sostanza, il grasso e i tessuti animali sono messi in coltura in laboratorio e dalle cellule prodotte si ottiene un’ampia varietà di proteine animali.
- Gusto identico alla carne animale. La carne coltivata provenendo da cellule animali può avere lo stesso gusto e la stessa consistenza di una bistecca di manzo o di maiale. Ha però una marcia in più: contiene più proteine e quindi è più nutriente.
- Tutti gli animali possono essere “coltivati”. I produttori di carne coltivata possono selezionare linee cellulari da qualsiasi animale (manzo, pollo, maiale, struzzo, salmone selvatico, per esempio) e replicare allo stesso costo delle carni tradizionali.
- Non ci sono studi clinici. Questo prodotto è nuovo e non sono noti gli effetti sulla salute a lungo termine. Il contenuto nutrizionale può variare a seconda della composizione della carne coltivata e non sappiamo come e quanto di questo prodotto sia corretto inserire nella propria dieta.
Come funziona la produzione
Gli ostacoli normativi sulla strada della produzione su larga scala della carne coltivata sono ancora tutti da superare. A livello di produzione tecnica, invece, la ricerca ha fatto molti passi avanti negli ultimi 10 anni, abbattendo i costi. Tanto che, secondo l’analisi di McKinsey, il settore sta attirando gli investitori e sono più di 100 start-up di carne coltivata nel mondo. L’industria della carne coltivata è ancora lontana dall’essere una realtà, ma potrebbe raggiungere una dimensione di mercato di 25 miliardi di dollari entro il 2030, se si arrivasse a una produzione minima di 1,5 milioni di tonnellate all’anno.
In particolare la produzione prevede:
- Un bioreattore come incubatore. Il luogo dove la proteine animali vengono “rigenerate” è un bioreattore che funziona come un serbatoio di fermentazione. Qui vengono posizionate le cellule staminali di un animale conservate prima a bassissime temperature e poi scongelate prima di entrare nel bioreattore.
- Le cellule staminali si moltiplicano. Il processo di fermentazione delle cellule staminali aumenta il numero sia del tessuto adiposo, sia di quello muscolare. A mano a mano che le cellule crescono di volume e aumentano di densità vengono spostate in bioreattori progressivamente più grandi.
- Il processo di centrifuga. Quando le cellule raggiungono una densità ottimale vengono drenate in centrifughe per la raccolta. Il processo di centrifuga isola le singole cellule della carne coltivata.
- Il prodotto finale. Una volta isolate, le cellule vengono “raccolte” e aggregate per diventare il prodotto finale. Possono essere assemblate pure o in alternativa possono essere miscelate con additivi, in modo da ottenere una consistenza specifica, prima di essere confezionate per la conservazione e la distribuzione.
IDEE DI INVESTIMENTO
Con nove miliardi di persone sul Pianeta, che saliranno a 9,7 miliardi entro il 2050, la produzione di carne è insufficiente e fortemente inquinante. Secondo l’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) l’industria dell’allevamento dei bestiame da macello è responsabile di quasi il 15% delle emissioni globali di gas serra. La diversificazione nella dieta può mitigare l’inquinamento.
La strada verso le proteine alternative a carne e piante agricole, è quella della produzione di alimenti di origine vegetale e di carni coltivate in laboratorio o anche proteine di insetti (per esempio grilli). Per l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO) i grilli e gli insetti edibili in genere sono il cibo del futuro al momento, sono già presenti in oltre 100 nazioni nel mondo. Il consumo alimentare di insetti ha ottenuto il via libera UE nel 2021. L’Unione Europea ha già autorizzato la commercializzazione della farina essiccata di tarme e della polvere di grillo.
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Note
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