Fino a settembre 2023 la BCE ha aumentato i tassi di interesse. A ottobre 2023 è arrivato il primo stop. Cosa può accadere adesso? Scopri qual è la strategia che sta perseguendo confrontata con quella della FED.

L’innalzamento dei tassi BCE

Dalla deflazione alla lotta all’inflazione. Sembra un’altra era quella di Mario Draghi presidente della Banca centrale europea (BCE) che aveva lasciato in eredità a Christine Lagarde, attuale presidente BCE, tassi negativi dello 0,50%. Era il settembre 2019. Da allora, dopo lo stop della pandemia, i tassi sono aumentati di 450 punti base, con una corsa che si è consumata quasi tutta nell’ultimo anno e mezzo.

La battaglia contro l’inflazione è l’unica ragione. Il trend in salita, cominciato a luglio 2022, si è fermato a ottobre 2023. Tanto che, oggi i tassi in Europa sono al 4,5%, ovvero il massimo nella storia dell’Unione Europea.

Vediamo l’escalation dei tassi decisi dalla BCE nel 2022-2023:

  • 21 luglio 2022 – aumento tassi di 50 punti base
  • 8 settembre 2022 – aumento tassi di 75 punti base
  • 27 ottobre 2022 – aumento tassi di 75 punti base
  • 15 dicembre 2022 – aumento tassi di 50 punti base
  • 2 febbraio 2023 – aumento tassi di 50 punti base
  • 16 marzo 2023 – aumento tassi di 50 punti base
  • 4 maggio 2023 – aumento tassi di 25 punti base
  • 15 giugno 2023 – aumento tassi di 25 punti base
  • 27 luglio 2023 – aumento tassi di 25 punti base
  • 14 settembre 2023 – aumento tassi di 25 punti base
  • 26 ottobre 2023 – nessun aumento

L’ultimo aumento di settembre 2023 è stato il decimo consecutivo ed è stato accompagnato da una revisione al ribasso delle stime di crescita del Prodotto Interno Lordo (PIL) in Europa per il prossimo biennio (2023-2025). Secondo gli ultimi dati forniti dalla Commissione Europea, la crescita attesa del PIL UE è dell’1% nel 2023 e dell’1,3% nel 2024.

Nel secondo semestre 2023, la Banca Centrale Europea si è attestata su aumenti più contenuti (25 punti base) e solo nell’ultima riunione di settembre aveva dichiarato un possibile stop ai rialzi che ha trovato conferma nella riunione del 26 ottobre 2023 e potrebbe consolidarsi il 14 dicembre 2023, ultima seduta annuale.

Il futuro della strategia della BCE

Le mosse future della Banca Centrale Europea (BCE) sono strettamente connesse con l’obiettivo che si è data: contenere l’inflazione al 2% nel medio periodo. A che punto siamo? A settembre il tasso di inflazione è sceso al 4,3% su base annua (era al 5,2% ad agosto). Il calo era atteso dal mercato. Ora l’indice dei prezzi al consumo è al livello più basso degli ultimi due anni.

Questa discesa potrebbe indicare il raggiungimento del picco dell’inflazione nell’area euro. Nel corso dell’ultimo trimestre 2023 non dovrebbero esserci sorprese sul fronte tassi. Secondo il consensus degli analisti di Bloomberg, la BCE potrebbe fare una pausa nel rialzo dei tassi. Ma vediamo in particolare cosa attendersi secondo Vanguard e Natixis IM:

  • Tassi alti fino al primo semestre 2024. Secondo Vanguard non è ipotizzabile un taglio dei tassi in Europa almeno fino alla seconda metà del 2024. Solo in quel momento potrebbe cominciare un ciclo di graduale allentamento.
  • Impossibile cambiare rotta adesso. Secondo l’analisi di Natixis IM, la lentezza con cui il processo disinflazionistico sta avvenendo a livello di inflazione di fondo non favorisce alcun cambiamento della politica monetaria da parte della BCE, anche se il contesto apparente di stagflazione suggerirebbe una pausa.

BCE vs FED: strategie a confronto sui tassi

Nell’ultimo anno le strategie di Banca centrale americana (FED) e Banca Centrale Europea (BCE) sono andate nella stessa direzione: rialzo dei tassi per contenere l’inflazione. Anche in America i tassi sono ai massimi degli ultimi 22 anni ma lo stop al rialzo deciso nell’ultima riunione di settembre 2023 non è il segnale di un’inversione di tendenza.

Apparentemente simili, le strategie di FED e BCE saranno diverse nei prossimi mesi perché c’è una differenza sostanziale. In Europa le previsioni di crescita del PIL attestano una recessione imminente, mentre in America non ci sono segnali di rallentamento, anzi, la stima di crescita del PIL è raddoppiata al 2,1% per il 2023.

In particolare:

  • Per la FED rialzi non lineari fino al 2025.
    Il primo stop al rialzo dei tassi deciso dalla FED a settembre 2023 non indica un cambio di rotta. La strategia è quella di attuare rialzi in maniera non lineare per contenere i prezzi che restano ancora alti. Secondo il consensus degli analisti è atteso almeno un altro aumento nel 2023. L’obiettivo dichiarato dalla FED è di mantenere il costo del denaro fra il 5,25% e il 5,5% e per il 2024 sono previsti meno tagli del costo del denaro rispetto delle attese. La previsione è che si arrivi al 5,1% a dicembre 2024. I primi tagli ai tassi sono previsti nel 2025 con obiettivo 3,9% e nel 2026 con obiettivo 2,6%.
  • Per la BCE stop ai rialzi per contenere la recessione.
    Secondo le indicazioni fornite dalla BCE nell’ultima riunione di settembre, i tassi di interesse di riferimento hanno raggiunto un livello che va mantenuto per un periodo sufficientemente lungo, per dare un contributo sostanziale al raggiungimento dell’obiettivo inflazione 2%. La BCE, dunque, si fermerà su questi livelli dei tassi, ma si è tenuta un margine di flessibilità non indicando date di un cambio di rotta al ribasso. L’inversione di tendenza dipenderà dal ciclo economico UE e comunque non arriverà prima del 2025.

IDEE DI INVESTIMENTO

Un indicatore che i tassi BCE e FED resteranno alti a lungo è il rendimento del Treasury a 10 anni che ha superato il 23 ottobre 2023 quota 5%, non accadeva dal 2007. Il titolo di Stato americano è il benchmark obbligazionario globale.

Per valutare la composizione dei propri investimenti in vista di un possibile cambio di rotta sui tassi in Europa nel medio termine è sempre consigliabile effettuare un check-up del proprio patrimonio in modo da costruire una corretta asset allocation. Per fare il check-up di portafoglio e scoprire come migliorare il tuo investimento in fondi visita il sito Online SIM.

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Note

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

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