Il rafforzamento delle economia dei Paesi emergenti e le tensioni geopolitiche stanno spingendo il processo di dedollarizzazione dell’economia globale. Cosa significa e quali sono le conseguenze sul portafoglio.

Cosa significa dedollarizzazione

La parola dedollarizzazione ha un doppio significato. Vediamo perché:

  • Significato economico. Indica il processo che in maniera graduale porta ad utilizzare sempre meno il dollaro come valuta di riferimento per gli scambi economici, commerciali e finanziari. L’obiettivo finale è rimpiazzare il dollaro con un’altra valuta di riferimento.
  • Significato politico. Il dollaro viene indentificato come la valuta di riferimento dei Paesi occidentali, liberali e democratici e pone gli Stati Uniti come Paese guida di questo blocco geopolitico. Anche in contrapposizione rispetto agli Stati che hanno regimi autoritari o semi-democratici (Russia, Cina) e alle economie emergenti (Brasile, India, Brasile, Sud Africa).

Perché oggi si parla di dedollarizzazione

Il dominio del dollaro, come valuta di riferimento economica e finanziaria, dura da oltre 80 anni. Il potere del dollaro si è indebolito in maniera decisiva negli ultimi 10 anni per una serie di ragioni. Vediamo quali:

  • La svolta delle riserve in oro. Il primo colpo al dominio del dollaro è arrivato nel 1971 quando tutte le banche centrali che detengono riserve auree tra gli attivi patrimoniali a fronte dei quali emettono moneta, hanno cominciato ad utilizzare altre valute forti rispetto al dollaro tra cui: euro, sterline, yen e di recente anche yuan. A cominciare questo processo è stata la Banca di Inghilterra che mise una copertura garantita tra oro e le riserve di banconote in circolazione. In pratica, detenere sterline equivaleva a detenere oro. Oggi questo sistema non esiste più e secondo dati del Fondo monetario internazionale (FMI), il 70% delle riserve monetarie internazionali è ancora in dollari e ancora oggi l’88% delle operazioni commerciali globali è in dollari.
  • La guerra in Ucraina e la corsa della Cina. Gli ultimi eventi geopolitici hanno accelerato il processo di dedollarizzazione. Cina e Russia hanno stretto accordi commerciali sul petrolio, per esempio, e con la guerra in Ucraina e le sanzioni per la Russia il distacco delle economie non dollarizzate si è accelerato. Secondo le stime del FMI, nel 2023 l’utilizzo del dollaro come valuta monetaria principale è sceso al 59,6%, seguono euro (20,5%) e yuan (7%). Secondo l’analisi di Abrdn, questo trend è stato in gran parte guidato da una rotazione verso altre valute dei Paesi sviluppati (euro, sterlina, dollaro canadese e dollaro australiano), anche se la valuta cinese ha incrementato la sua quota, ma partendo da una base molto bassa.
  • La zampata delle economie emergenti. Un contributo alla dedollarizzazione lo hanno dato negli ultimi anni le economie emergenti, in particolare Brasile, India e Sudafrica che hanno cominciato a sostituire il dollaro nelle trattative commerciali. In particolare, l’allargamento dei cosiddetti Paesi BRICS (Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa) che ad agosto 2023 hanno deciso l’ingresso di 11 Paesi (Arabia Saudita, Argentina, Egitto, Emirati Arabi Uniti, Etiopia e Iran) da gennaio 2024 può dare forza al processo di dedollarizzaione commerciale. Secondo l’analisi di Abrdn, il peso economico dei Paesi emergenti aumenterà a livello globale dal 44% di oggi al 56% entro il 2050 e questo aumenta possibilità per i policymaker di questi Paesi di influenzare il commercio globale e i flussi finanziari.

Quali sono gli effetti della dedollarizzazione

Una ridefinizione degli equilibri sugli scambi commerciali e sui mercati finanziari è l’effetto che si avrebbe con una dedollarizzazione pronunciata. In secondo luogo, ci sarebbero ripercussioni sulla stabilità geopolitica, considerato il ruolo dominante assunto dagli Stati Uniti come potenza a livello globale. Quali sono le variabili da considerare per portafoglio investito in dollari:

  • Dollaro continua a dominare sul mercato. Il dollaro rimane comunque la valuta dominante nel mercato dei cambi e nel finanziamento internazionale. La sua quota nelle transazioni valutarie over-the-counter è rimasta sorprendentemente stabile, e gli Stati Uniti dominano anche i mercati azionari, rappresentando il 62% dell’indice MSCI All Country e circa una quota simile nell’indice MSCI World. I fattori che rafforzano la posizione del dollaro, ovvero l’apertura dei mercati finanziari, la qualità delle istituzioni e il suo consolidato utilizzo come valuta di transazione, sono difficili da replicare e modificare.
  • Andamento del dollaro. Per chi investe il punto di riferimento è la quotazione del dollaro rispetto all’euro. Se il biglietto verde americano si indebolisce, ne beneficiano le materie prime, petrolio compreso, e le valute dei mercati emergenti. Secondo le previsioni delle principali banche di investimento (Morgan Stanley, Jp Morgan, BOFA) il cambio euro/dollaro nel 2023 indica in media un 1.15 con un generale rafforzamento dell’euro rispetto alla valuta americana.

IDEE DI INVESTIMENTO

Considerando la complessità del processo di dedollarizzazione nello scenario macroeconomico globale, la scelta migliore per riposizionare il portafoglio in valuta nella maniera corretta è affidarsi a un gestore qualificato.

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Note

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

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Autore

Roberta Caffaratti

Roberta Caffaratti

Competenze:
Giornalista segue da oltre 20 anni le dinamiche del mercato del risparmio gestito, della consulenza finanziaria e dei protagonisti del mondo degli investimenti. Per Online SIM scrive di scenari e storie di mercato, megatrend e idee di investimento, educazione finanziaria.

Esperienza:
É stata caporedattore di Bloomberg Investimenti e poi vicecaporedattore di Panorama Economy (Gruppo Mondadori).
Nel 2015, dopo la lunga carriera nella carta stampata economica, è passata alla comunicazione come responsabile delle attività di editoria aziendale e di content marketing di Lob Pr+Content occupandosi di progetti editoriali in diversi settori (risparmio, finanza, assicurazioni).
Dal 2015 cura la redazione dei contenuti del Blog di Online SIM, che oggi conta oltre 1200 articoli.

Formazione:
Ha una laurea in lingue e letterature straniere e una specializzazione in giornalismo.

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