Azionari, obbligazionari ed euro forti, commodities in chiaroscuro: questo il bilancio del primo semestre del 2023. Il giro di boa dell’anno corrente è un ottimo momento per cercare di leggere trend ed impostazioni dei mercati in un’ottica di più ampio respiro, o quantomeno quel che basta per ragionare in termini di pianificazione finanziaria. In dettaglio:
- Materie prime in affanno. Le materie prime, che nell’ultimo biennio vantano un ruolo di primo piano, appaiono ora in difficoltà. È principalmente il gas naturale a minare l’asset class, con un ritracciamento di quasi la metà del valore dall’inizio dell’anno. Rilevante, però, è il fatto che la performance negativa sia maturata nel primo trimestre, mentre nel secondo (ed in particolare in giugno) la materia prima avanza del 23%. Difficile invece individuare dinamiche che descrivano complessivamente materie agricole o i metalli, che si distribuiscono in modo piuttosto disordinato. Il cacao si conferma tra gli attivi più apprezzati con un allungo del 30% circa nel semestre. Non male anche l’oro, in attivo oltre cinque punti percentuali.
- Euro più forte del dollaro. Sul piano valutario risulta evidente l’apprezzamento complessivo dell’euro contro la maggior parte delle altre monete: tra i più marcati quello è sullo yen (+12%, +9% solo nel secondo semestre), ma anche sullo yuan (+7%). Lieve l’allungo su dollaro Usa (+2% circa, quasi interamente realizzato in giugno). Cedimenti invece con franco svizzero e sterlina.
- Nasdaq protagonista assoluto. Il ranking dei principali listini azionari premia i tecnologici Usa, con il Nasdaq 100 (in attivo di quasi il 40%) che beneficia del rally di NVIDIA e delle altre big tech. A brevissima distanza segue la borsa di Atene, la migliore dell’ultimo trimestre. Nel complesso, gli indici in attivo son quasi l’80% ed il rendimento medio è prossimo al 9%: ottimi risultati anche in confronto al periodo precedente, rispetto al quale si evidenza una riduzione della volatilità e della dispersione dei rendimenti.
I fondi azionari e obbligazionari in positivo nel primo semestre 2023
Anche il focus sul mondo del risparmio gestito disegna un quadro complessivamente positivo: i prodotti azionari a specializzazione geografica sono in allungo nel 90% dei casi (il 74% nel trimestre). Le performance migliori sono messe a segno dagli emergenti europei, esclusa la Russia (+22%) e dalle large cap Usa (+21%). Bene anche il Giappone (+20%). La correzione più pesante è invece quella della Turchia, che cede quasi il 18%, ma dopo aver raddoppiato nel semestre precedente. Gli azionari sui Paesi Iberici si distinguono positivamente: l’ottima performance (quasi 15%) è infatti accompagnata da livelli rischiosità tra i più contenuti (massimo draw down sotto il 5%).
Tra le specificazioni settoriali i prodotti in positivo scendono al 76%, compromessi dall’immobiliare e dalle materie prime. Non stupisce invece trovare in testa alle classifiche AI (+30%), Robotica (+24%) e IT (+22%), seppur settori tiepidi in giugno ma forti nei mesi precedenti di performance da record, accompagnate da volatilità non trascurabili, ma perdite massime che non destano preoccupazioni.
Anche i fondi obbligazionari, nel complesso, forniscono un ottimo contribuito a portafogli anche conservativi. Tra i prodotti più performanti – non appannaggio di tutti gli investitori – troviamo quelli esposti al debito dell’America Latina, che beneficiano dell’apprezzamento del Real brasiliano (+7.5%). Bene anche le emissioni degli emergenti europei ed i monetari in Sterlina. In generale i convertibili e gli high yield, soprattutto europei, si posizionano meglio. Nel vecchio continente le duration elevate producono i migliori ritorni (al contrario di quanto avviene negli Usa), ma comportano volatilità paragonabili agli asset azionari.
Come investire in vista della fine del rialzo dei tassi
L’overview sui mercati conferma quindi una ripresa – post scoppio del conflitto – che coinvolge quasi tutte le tipologie di attivi, con qualche rally, ma complessivamente ben distribuita. Gli interventi delle Banche Centrali promettono di continuare a giocare un ruolo di primo piano anche per il secondo semestre del 2023: in Europa la tendenza, come quasi sempre, è di muoversi coerentemente – ma con un piccolo delay – rispetto agli Usa; nella metà giugno, con la Bce che aumentava i tassi e la Fed che dopo dieci rialzi invece confermava quelli in vigore, potremmo individuare un momento chiave. La fine dell’inasprimento delle politica monetarie potrebbe quindi non essere lontana.
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