Dopo un primo bimestre con allunghi record diffusi ed un entusiasmo imperante sui mercati, il 2023 sta proseguendo tiepido. L’analisi di mercato mostra qualche timido allungo e perdite contenute. Questo in parte anche a causa del proseguimento del processo di rialzo dei tassi ufficiali, che in Europa e negli Usa hanno subito ulteriori ritocchi proprio in questi primi giorni di maggio.
Vediamo in particolare l’analisi di mercato
- Il costo del denaro sui massimi dal 2008. A maggio 2023 il costo del denaro si attesta al 3,75% in Europa ed al 5,25% negli Usa, sui massimi dal 2007/2008. Gli interventi che le Banche Centrali di quasi tutto il mondo stanno perpetrando nell’ultimo anno per contrastare l’inflazione dilagante hanno inevitabilmente riflessi sul mercato valutario, in ragione dello spread tra i vari tassi, nonché della frequenza ed intensità dei rialzi.
- Politica monetaria omogenea e riflessi sulle valute. Ciononostante le politiche monetarie mondiali, soprattutto delle aree più sviluppate, presentano una certa coerenza ed omogeneità che consente al Forex di godere di una relativa stabilità. Le variazioni risultano infatti complessivamente contenute e non si individuano shock. Il caso di maggiore rilievo riguarda lo Yen: la BoJ è infatti tra i pochi istituti a non toccare i tassi dal 2015 ed a conservare tassi addirittura negativi, e la valuta del Sol Levante si trova così a flettere contro Euro del 21% in tre anni e di quasi il 4% solo in aprile. Euro in rafforzamento anche contro Yuan (2.27%) e e Dollaro Usa (1.32%); leggera debolezza invece contro Sterlina e Franco svizzero.
- Beni alimentari spiccano tra le commodities. Da notare il rally dello zucchero, che pur con qualche strattone mette a segno un +32% da inizio anno e oltre 18 punti percentuali nel solo mese di aprile, spinto principalmente dall’introduzione da parte del governo brasiliano (il Paese carioca è uno dei principali player mondiali) di una tassazione che agevola la produzione di etanolo e che potrebbe spingere i produttori a contrarre l’offerta di zucchero grezzo. Bene anche il caffè, mentre gli altri generi alimentari risultano in sofferenza. Gli energetici sono invece stabili.
- Borse in positivo. Quasi 8 su 10 tra i principali listini in valuta risultano in attivo, ma i movimenti in aprile sono piuttosto contenuti. Tra i risultati migliori figurano l’indice russo, che avanza del 3,70%, seguito a breve distanza da India e Londra. Il grosso dei paesi europei chiude il mese attorno alla parità, mentre sono lievi le perdite del blocco asiatico.
- Gli indici del risparmio gestito premiano gli emergenti. Per quanto riguarda gli indici di categoria azionari a specializzazione geografica, che descrivono l’andamento degli strumenti del risparmio gestito, le perdite coinvolgono quasi la metà delle categorie. I risultati migliori sono ottenuti dai prodotti che investono nei mercati emergenti europei, trascinati dalla Russia e degli altri Paesi dell’Europa Orientale: le performance medie superano il 7% e denunciano un ottimo contributo fornito dalla gestione attiva. La Cina penalizza tutti i comparti esposti al sud-est asiatico, che arrivano a cedere il 7% in media. Le large cap presentano un piccolo vantaggio competitivo.
- Salute in rialzo, frema la tecnologia. Con riferimento invece ai prodotti con specializzazione settoriale, a spiccare è il rimbalzo del farmaceutico e sanitario, comparto debole nel medio periodo, così come la finanza. Gli allunghi sono comunque di entità trascurabile. A cedere, senza crolli, sono tutti i settori tecnologici ed a elevato contenuto innovativo, in flessione dopo un trimestre record.
- Le categorie obbligazionarie sono in rosso, ma anche qui senza gravi conseguenze su un portafoglio diversificato. Il debito europeo regge meglio di quello statunitense, ma il gap è quasi totalmente imputabile al rafforzamento della moneta unica. Gli attivi high yield si piazzano meglio degli investment grade, così come le lunghe scadenze regalano qualche soddisfazione. Inflation linked e convertibili chiudono le classifiche.
Analisi di mercato: perché il driver è ancora la politica monetaria
L’impostazione non così cristallina dei mercati potrebbe generare diverse perplessità nei risparmiatori, indecisi se rimpolpare i portafogli o attendere segnali più chiari. Il driver principale è ancora la politica monetaria, per la quale i mercati paiono ora scontare dei ribassi già entro la fine dell’anno. Le più recenti dichiarazioni della Bce tuttavia non avvallano tale tesi, ed anzi si ipotizzano ancora rialzi nel breve periodo.
In ogni caso, ci troviamo proprio ora nel momento storico di risposta da parte dell’inflazione e dell’economia alle manovre sui tassi dell’ultimo anno e mezzo. Pur con qualche danno collaterale – come le crisi bancarie americane – l’economia reale pare reggere bene, ed effettivamente un’interruzione del processo di rialzo del costo del denaro, soprattutto in Europa dove l’inflazione sta solo iniziando a raffreddarsi, non pare così impellente. A parere di chi scrive, i tempi non sono ancora maturi per scommesse importanti in alcun asset in particolare. L’analisi del mercato mostra come le emissioni a breve termine potrebbero quindi essere una scelta sensata per non vincolare eccessivamente il portafoglio.
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