Sul 2023 spirano venti di inflazione, recessione a livello globale, un conflitto ancora aperto in Ucraina e volatilità del mercato azionario. Non proprio un quadro idilliaco che ci portiamo dietro da quasi un anno. Eppure questo non ha fermato la voglia di viaggiare. Anzi, il 2022 è stato l’anno della rivincita del settore turismo che è tornato quasi a livello pre-pandemia. Il trend continuerà nel 2023?
Secondo l’outlook 2023 di Economist Intelligence (Eiu) ci sarà un nuovo picco. La spesa totale per il turismo nel 2023 potrebbe arrivare di circa 1.160 miliardi di dollari a livello globale, superando i livelli del 2019, ma solo se i cinesi torneranno a viaggiare.
Gli elementi chiave del turismo
- Gli arrivi del turismo globale aumenteranno del 30% nel 2023, dopo una crescita del 60% nel 2022.
- La recessione economica, le sanzioni alla Russia e, soprattutto, la ripresa del virus in Cina sono i fattori che possono frenare il settore.
- Alberghi, ristoranti e aeroporti faranno fatica a far fronte alla carenza di manodopera, alle richieste salariali e ai prezzi alimentari ed energetici in aumento.
- Le compagnie aeree internazionali torneranno ad essere redditizie, beneficiando del taglio dei costi effettuato negli ultimi due anni e nonostante il costo del carburante in aumento.
- L’impatto del cambiamento climatico sull’industria diventerà più evidente. Temperature sempre più elevate, scarsità d’acqua e inondazioni hanno costretto le principali destinazioni turistiche a mettere in atto azioni per fermare il degrado del territorio e continuare ad essere attrattive. Gli investimenti dovranno continuare ad essere costanti nei prossimi anni.
Turismo 2023: l’incognita cinese sulla crescita
La Cina è la vera incognita del settore turismo 2023. La fine della politica zero-Covid era considerato un fattore positivo che si è trasformato, invece, in un punto a sfavore. La forte ripresa dei contagi in Cina ha causato la chiusura di molti Paesi nei confronto dei turisti cinesi. Al momento è difficile fare previsioni. Dai cinesi dipendono circa 60 milioni di partenze a livello globale, poco più di un terzo dei 155 milioni di partenze a cui eravamo abituati pre-pandemia.
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