Siamo quasi al termine del terzo trimestre 2022 e quest’anno continua a rivelarsi complessivamente difficile per i mercati, travolti da un conflitto che ha messo in discussione equilibri e paradigmi ridisegnando l’economia reale.

Nonostante il ritracciamento che si sta delineando nelle ultime settimane, il grande protagonista è ancora il gas naturale. Raddoppiato nel corso del 2022, sulla scia di un trend nato oltre due anni fa e solamente inasprito in concomitanza dell’esplosione del conflitto. Le altre materie prime, però, risultano perlopiù deboli, come la quasi totalità degli asset finanziari. A patire particolarmente è il legname, più che dimezzato, sul quale gravano i timori di un rallentamento dell’immobiliare a causa del rialzo dei tassi. Sui metalli, preziosi ed industriali, le perdite sono a doppia cifra, mentre sui generi alimentari non mancano brillanti rialzi.

Mercati: poche le Borse con il segno positivo

Meno di un sesto dei principali listini mondiali in valuta si muove in positivo. A distinguersi è la Turchia, con l’Istanbul National 100 a +77%, seguita da Indonesia (+8%) e Brasile (+7%). La sorte peggiore tocca ai titoli tecnologici americani, riassunti dall’indice Nasdaq 100 in rosso del 30%. Nel complesso, il blocco asiatico di posiziona meglio, ma comunque con perdite che raggiungono la doppia cifra.

Interessanti e profondi i movimenti sui mercati valutari. La moneta unica, mentre si rafforza di circa sei punti percentuali contro yen e sterlina, cede il 4% contro yuan e ben il 15% contro dollaro.

I prodotti azionari del risparmio gestito si muovono di conseguenza, dominati dai fondi appartenenti alla categoria FIDA Azionari Turchia, che avanzano in media del 53% e che, rispetto al mercato di riferimento, scontano un indebolimento della lira turca del 22%. Più o meno attorno alla parità troviamo il blocco dei mercati asiatici, perlopiù emergenti. La seconda parte della classifica, invece, con rendimenti anche pesantemente negativi, è popolata da asset class su Europa e Stati Uniti. A posizionarsi meglio sono ovunque i prodotti focalizzati su large cap e società value.

Le categorie in positivo

Purtroppo solo il 9% delle categorie è in positivo da inizio anno. Il rendimento medio dei fondi azionari a specificazione geografica è negativo di 14 punti percentuali ed è particolarmente penalizzato dai prodotti esposti all’area EMOA (Mercati Emergenti Europa, Medio Oriente, Africa). A trascinare verso il basso sono gli emergenti dell’est Europa, mentre le altre componenti risultano nettamente più toniche: la categoria dedicata alla Russia cede “solo” il 18%, l’Africa il 12% mentre il Medio Oriente è in positivo, sostenuto dal greggio.

Le specializzazioni settoriali disegnano un quadro ancor più sconfortante, soprattutto in ragione del fatto che, solitamente, i prodotti costruiti su specifici settori nascono proprio per cavalcare trend solitamente ben strutturati, con il risultato che, storicamente, le performance medie sono tra le più elevate.

A distinguersi sono solo energie tradizionali (+25%), che trascinano anche la categoria Risorse Naturali (Energia e Materie Prime) a +8%. Oltre troviamo solo rendimenti negativi. A tenere maggiormente sono i beni primari e i materiali impiegati nei processi produttivi, irrinunciabili anche in contesti di elevata inflazione, mentre a in fondo al ranking troviamo i settori ad elevato contenuto innovativo (robotics, fintech, IT) e l’immobiliare, frenato dai tassi in rialzo e dai maggiori costi delle ristrutturazioni.

Analisi di mercato: dove trovare valore sulle obbligazioni

Il ritracciamento dei mercati non risparmia nemmeno gli asset obbligazionari. Sugli indici di categoria, calcolati per esprimere l’andamento di mercato nell’ottica di un investitore europeo – quindi in Euro – pesa molto anche l’indebolimento della moneta unica. Non stupisce infatti trovare in testa alle classifiche i prodotti che investono nel debito Usa, con picchi del +12% determinati unicamente dall’apprezzamento del biglietto verde, mentre le categorie coperte cedono il 14%.

Ad ogni modo, le scadenze brevi e gli high yield tengono più delle duration elevate e degli investment grade, mentre i convertibili risultano in maggiore patimento coerentemente con l’impostazione dell’equity. In media le categorie obbligazionarie cedono l’8%.

Il raffreddamento dei mercati è in buona parte determinato dall’atteggiamento più rigoroso della Federal Reserve, che sta aprendo la strada a politiche meno monetarie meno espansive anche ad altre banche centrali, con l’obiettivo di distruggere domanda e frenare l’inflazione.

Mercati : i punti chiave

  • Nei programmi della Fed, attualmente, ci sono ulteriori ritocchi ai tassi almeno per l’anno a venire, mentre è opinione di diversi componenti del Board, anche dichiaratamente falchi, che le fiammate inflazionistiche siano già in via di conclusione.
  • Il timing adottato dalle banche centrali sarà quindi un driver di importanza primaria per le dinamiche dei mercati.
  • Un primo eventuale rallentamento o una rivalutazione del programma di rialzi potrebbe quindi determinare un’inversione di tendenza, soprattutto alla luce del fatto che la quantità di moneta prodotta negli ultimi quindici anni è di entità enorme e il riassorbimento della stessa risulterebbe di fatto impraticabile.
  • L’utilizzo della politica monetaria in misura preponderante rispetto a quella fiscale e di spesa pubblica è oggi un fenomeno connaturato nelle economie sviluppate e difficilmente invertibile.
  • Le politiche monetarie oggi tendono ad essere meno espansive ma sono ancora molto lontane dal trasformarsi in restrittive, e le grandi masse di denaro dovranno continuare ad essere allocate in qualche asset.
  • Si ritiene quindi sensato tenere leggeri i portafogli in vista di un recupero che potrebbe non farsi attendere ancora a lungo.

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Note

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Autore

Monica Zerbinati

Monica Zerbinati

Competenze:
Analista finanziario presso l’Ufficio Studi di FIDA, Finanza Dati Analisi, è specializzata su temi legati al risparmio gestito, attivo e passivo, sul quale cura diversi studi periodici. Le competenze generali riguardano l’analisi di scenario dal punto di vista quali-quantitativo. Cerca di individuare tendenze e semplificare la complessità delle dinamiche di mercati finanziari e reali, combinando analisi macroeconomica, tecnica e fondamentale. Segue inoltre l’evoluzione della normativa in ambito finanziario con particolare focus sulla compliance nell’ambito della consulenza finanziaria. Ha competenze generali su database ed elaborazione dati, produzione di materiale di marketing ed interazioni tecnico-commerciali.

Esperienza:
Al netto di alcune esperienze giovanili in realtà industriali e bancarie, contestuali agli studi, la sua esperienza lavorativa è maturata interamente in FIDA, all’interno della quale – negli anni – ha avuto occasione di collaborare ad ogni genere e tipologia di attività. Data entry, strutturazione banche dati, elaborazioni quantitative, redazione di contenuti editoriali di taglio customizzato e reportistica specifica, supporto nello sviluppo di nuovi tools informatici per operatori della finanza, ma anche assistenza clienti, formazione, organizzazione di campagne informative ed eventi. Gli obiettivi sono molteplici e spaziano dall’integrazione di dati e strumenti informatici a supporto degli operatori della finanza nello svolgere la loro professione, nell’espletamento degli obblighi normativi, ma anche fini filantropici come la diffusione dell’educazione finanziaria.

Formazione:
Ha una laurea magistrale in Finanza Aziendale e Mercati Finanziari conseguita presso la Scuola di Economia e Management di Torino.

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