Per il presidente americano Joe Biden non c’è dubbio che l’oro del millennio sia il litio. Tanto che ha appena stanziato oltre 3 miliardi di dollari per creare una filiera dell’assemblaggio e del riciclo delle batterie al litio made in Usa.
Una forte filiera dell’energy storage che supporti la transizione energetica è il business del presente, ma soprattutto del domani su cui scommette Biden. Lo sanno bene in Cina che, al momento, dominano la filiera dell’energy storage. Infatti ben il 70% della manifattura globale oggi è made in Cina.
Prima dello stoccaggio dell’energia viene la materia prima. Il prezzo del litio ha raggiunto i massimi a inizio 2022 ed è destinato a raddoppiare entro la fine del 2022. Il valore del litio salirà ancora anche a causa di una domanda in forte crescita. Secondo Wells Fargo entro il 2025 serviranno almeno 1,5 milioni di tonnellate di carbonato di litio (erano 500 mila nel 2021 e dovrebbero salire a 600 mila nel 2022).
La produzione del litio cambierà in chiave ESG
Al di là del prezzo del litio, c’è da chiedersi: c’è litio abbastanza per fare fronte alla domanda? Secondo l’analisi di McKinsey, l’industria del litio sarà in grado di fornire batterie sufficienti per supportare la transizione elettrica in particolare del settore automotive.
Il mercato però è destinato a cambiare. Accanto a una fornitura di litio convenzionale, che dovrebbe espandersi di oltre il 300% entro il 2030, l’estrazione diretta e il litio diretto sul prodotto offrono una promessa significativa di aumentare le forniture, ridurre l’impronta ambientale, sociale e di governance (ESG) del settore e ridurre i costi.
Sarà tutto così semplice? Non proprio. Se come ipotizzato da McKinsey nel 2030 serviranno almeno 3,3-3,8 milioni di tonnellate a livello globale, l’industria mineraria e la catena distributiva hanno poco tempo per adeguarsi e rispondere alla domanda.
IDEE DI INVESTIMENTO
Le miniere di litio sono concentrate in tre aree geografiche: Australia, America Latina (Cile e Argentina) e Cina da cui dipende il 98% della produzione mondiale. Come cambierà lo scenario entro il 2030?
Ecco tre punti chiave del futuro mercato:
- Esplorazione per nuove miniere. L’espansione in altre aree geografiche per trovare nuove fonti di litio può contribuire allo sviluppo di risorse per l’estrazione mineraria. Tra i candidati ci sono Paesi con risorse e riserve mappate di recente come Messico, Canada, Bolivia, Stati Uniti e Ucraina, a località tipicamente non associate al litio come Siberia, Tailandia, Regno Unito e Perù. L’affare del litio è, dunque, anche una questione geopolitica di lungo termine.
- Finanziamento di nuove tecnologie. L’estrazione diretta del litio può aumentare la produzione e aumentare la capacità di riciclo. Si possono sfruttare le salamoie geotermiche e grazie a un processo chimico estrarre dal vapore il carbonato di litio. Francia, Germania e Belgio hanno varato progetti sul geotermico nel 2022.
- Accorciare la catena distributiva. A seconda di come si sviluppano le tecnologie delle batterie, l’industria avrà bisogno di più carbonato di litio o idrossido di litio. Segnalare in anticipo i volumi richiesti di litio può dare alle miniere abbastanza tempo per adattarsi alla domanda.
I migliori fondi per investire
Per investire in risorse naturali come il litio ci sono fondi azionari specializzati (Categoria Morningstar Azionari Settore Risorse Naturali). Ecco dove investono i migliori presenti sulla piattaforma di Online SIM.
- Investec Global Natural Resources Usd Classe A Acc è un azionario globale che investe in società che operano nell’industria mineraria, nell’estrazione, produzione, trasformazione o trasporto di risorse naturali o materie prime. Rende il 41,88% a un anno (dati Morningstar aggiornati a maggio 2022). Partito nel 2008 ha materie prime ed energia come primi settori in portafoglio, America ed Europa pesano ognuna il 20%.
- BGF Natural Resources Growth & Income Fund Classe E2 EUR è un azionario globale che investe globalmente almeno il 70% del patrimonio complessivo in titoli azionari (quali azioni) di società operanti prevalentemente nel settore delle risorse naturali quali, in via non esclusiva, società operanti nel settore minerario, energetico e agricolo. Rende il 38,79% a un anno (dati Morningstar aggiornati a maggio 2022). Partito nel 2011 ha materie prime ed energia come primi settori in portafoglio, l’America è il primo mercato e pesa il 41%.
- Jpm Global Natural Resources A (dist) – Eur è un azionario globale che investe in azioni di società impegnate nella ricerca per lo sviluppo, la raffinazione, la produzione e la commercializzazione a livello mondiale di risorse naturali e dei prodotti da esse derivati. Rende il 34,30% a un anno (dati Morningstar aggiornati a maggio 2022). Partito nel 2005 ha materie prime ed energia come primi settori in portafoglio, l’America è il primo mercato e pesa il 39%.
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Note
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