Un’azienda su sei è sotto attacco, anche in questo momento. Il cybercrime è la prima causa di perdita di fatturato per le imprese. E nell’ultimo anno, secondo un’analisi della società di consulenza Grant Thornton, il fenomeno è diventato preoccupante soprattutto in Europa. Le aziende del Vecchio Continente, infatti, sono state le più colpite dai pirati tecnologici (19% del campione analizzato). Subito dietro ci sono le aziende del nord America (18%) e poi ci sono quelle dell’Asia Pacifico.
Quanto costa il crimine telematico? Almeno 315 miliardi di dollari l’anno, di cui quasi 62 miliardi ricadono sulle aziende europee. La stima di Grant Thornton è stata fatta sentendo oltre 2.500 manager aziendali di 35 nazioni. In media, le imprese stimano che un attacco informatico che abbia successo costa l’1,2% di fatturato.
Il più colpito è il settore dei servizi finanziari (74%), mentre le meno interessate al tema sono le aziende dei trasporti (27%). Sulla perdita finanziaria e i danni alla reputazione per incidenti e attacchi informatici concorda l’Ocse, secondo cui la sicurezza digitale dovrebbe essere considerata come un problema di tipo economico piuttosto che tecnologico, e come tale andrebbe gestito. L’Organizzazione per lo sviluppo economico lo ha messo nero su bianco nelle nuove raccomandazioni ai Paesi membri, ai quali ha chiesto di adottare piani nazionali per identificare le misure atte a prevenire, individuare e rispondere agli incidenti informatici.
Il cybercrime diventa, quindi, un problema politico ed economico. Perché in un ambiente digitale globale Paesi e aziende sono sempre più esposti alle minacce informatiche, spiega l’Ocse. Alla base dell’incremento c’è lo spostamento nel cyberspazio delle attività criminali e terroristiche, così come delle operazioni di intelligence e offensive dei governi. Le conseguenze vanno oltre la sfera economica e spaziano dalla sicurezza nazionale e internazionale a quella del singolo cittadino, che vede violata la propria privacy con danni potenziali sia materiali che morali.
Il crimine informatico, infatti, mette a rischio la sicurezza di cittadini, aziende, istituzioni e governi. Secondo il rapporto Clusit sulla sicurezza informatica nei primi sei mesi del 2015, l’aumento del cybercrime si attesta al 30% in sei mesi ed è la causa del 66% degli incidenti informatici. Sono le infrastrutture critiche, come le reti per l’energia, i trasporti e le banche, a registrare il maggiore incremento di attacchi gravi: sono passati da due nella seconda metà del 2014 a 20 del periodo gennaio-giugno 2015, un incremento del 900% pur rappresentando questo settore solo il 4% tra quelli che subiscono attacchi.
IDEE DI INVESTIMENTO
Per difendersi dagli attacchi informatici, le aziende investono sempre di più nel cosiddetto settore delle applicazioni per combattere il cybercrime. E non è un caso che, secondo Idc, il secondo trimestre 2015 è il ventitreesimo consecutivo in cui il giro d’affari dei produttori di queste tecnologie aumenta. Ne terzo trimestre 2015 il mercato è cresciuto in valore del 12,2% sino a raggiungere i 2,6 miliardi di dollari. In valore il comparto è cresciuto del 9,6% rispetto al primo semestre 2014 e ha toccato quota 4,9 miliardi di dollari. La crescita in volumi è stata dell’8,8% per 1,1 milioni di unità vendute. I maggiori produttori di queste tecnologie sono: Cisco (17,1% di quota di mercato), Check Point (12,8%), Palo Alto Networks (9,4%), Fortinet (8,3%) e Blue Coat (4,3%).
Su questi titoli e sul comparto in generale investono i fondi tecnologici. Ecco i migliori tre da inizio anno:
- Jpm Europe Technology D (acc) – Eur che rende il 12,24% da gennaio a ottobre 2015. Il fondo punta molto sui titoli europei della tecnologia.
- Parvest Equity World Technology Classe N che rende il 6% da gennaio a ottobre 2015. Il fondo ha l’86% del portafoglio investito in titoli della teconologia.
- Franklin Technology Fund Usd Classe A (acc) che rende il 6,99% da gennaio e ha il 74% del portafoglio impiegato in titoli della tecnologia.
Note
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