Per continuare questo breve percorso di riscoperta dell’origine etica della Finanza, ho deciso di condividere con voi la storia dei primi Monti di Pietà, in particolare quelli a Napoli. Alla fine del ‘400, ma forse ancor oggi, la legge era dalla parte dei ricchi, inclusi gli usurai, tanto che il carcere non era il peggiore dei mali per chi non restituiva i propri debiti. Vigevano pene severissime, come la costrizione ai lavori forzati e persino punizioni corporali nonché la tortura che spesso conduceva alla morte. Proprio per aiutare le vittime dell’usura a ripagare i loro debiti, a partire dalla metà del quindicesimo secolo, alcuni Padri Francescani fondarono le Pie confraternite, denominate Monti di Pietà, concedendo piccoli prestiti senza interesse ai più bisognosi.
La prima fu quella di Perugia del 1462. Ma in pochi anni si diffusero in tutta Italia e pure fuori dai confini nazionali. Tra le persone che meritano di essere ricordate per la loro lungimiranza e bontà, c’è sicuramente Carlo Celano, un frate napoletano vissuto alla fine del ‘500. Egli decise di aiutare un pover’uomo che, dopo esser stato imprigionato per un debito contratto con un usuraio rischiò di morire. Il tapino, non era riuscito a pescare per via di una tempesta fortissima ed improvvisa che lo aveva trattenuto in porto impedendogli di restituire nei tempi pattuiti i soldi ricevuti per armare la sua barca. Dura Lex, sed Lex, avrebbero detto i latini, e a quei tempi la legge non conosceva perdono! Quando Celano venne a conoscenza di questa storia, si impietosì a tal punto da concedergli di sua tasca cinque Carlini per farlo uscire di prigione ed affrancarsi completamente nella società. Il giovane pescatore lo ringraziò restituendo fino all’ultimo centesimo, diventando un ottimo commerciante, e rimanendogli grato per il resto dei suoi giorni. Alla luce di quel gesto, un gruppo di gentiluomini e prelati decise di istituire un fondo volto a liberare i carcerati per reati finanziari.
Da quell’iniziativa qualche tempo più tardi fu istituita la confraternita di “Santa Maria Monte de Poveri”, che dopo aver vagliato le numerose storie di coloro che venivano imprigionati per debiti, concedeva dei prestiti su cauzione per liberare dalle galere molti padri di famiglia spesso innocenti. Alcuni gentiluomini, primi fra tutti Nardo di Palma e Aurelio Paparo, supportarono quest’iniziativa, con lo scopo di concedere prestiti a persone bisognose. Successivamente, iniziarono anche a ricevere depositi, dando così vita all’attività bancaria vera e propria. Il Monte dei Poveri divenne Banco nel 1584, con un editto pubblico del Re di Spagna. Quest’ulteriore sviluppo rese necessaria una più complessa organizzazione, che fu presa a modello anche da diversi istituti nel resto del continente.
Ben presto il Monte diventerà un faro che indicherà il cammino verso il riscatto non solo dei più miserevoli ma anche di uomini onesti e volenterosi. La sua nascita risveglierà dal torpore egoistico le coscienze; e così come da una piccola scintilla può nascere un grande fuoco, dalla sensibilità d’animo dei suoi fondatori si diffuse un fermento che indusse radicali trasformazioni in tutta la provincia napoletana. Esso fu il primo di uno degli otto banchi pubblici sorti intorno alla fine del 1500 a Napoli, e dalla cui successiva fusione e incorporazione sarebbero nati il Banco di Sicilia ed il Banco di Napoli, i due istituti di credito più patrimonializzati e solidi in Europa al 1850, superiori alla Banca d’Inghilterra e a quella di Francia messe insieme!
Una curiosità che forse in molti ignorano poi, fu che questi due istituti continuarono a stampare denaro fino al 1926 data di Istituzione della Banca d’Italia quale unico emittente nazionale. La Prerogativa di queste antiche Istituzioni finanziare, era quella di erogare prestiti a condizioni favorevoli, che oggi gli economisti definirebbero micro-credito agevolato, tramite il deposito di un pegno che valesse almeno un terzo in più rispetto a quello che si sperava di ricevere. Una volta ripianato il debito tutti gli oggetti depositati venivano restituiti. Per questa loro caratteristica, ai primi Monti, si rivolgevano prevalentemente le popolazioni delle città, nelle quali, c’erano commerci e attività economiche fiorenti che necessitavano un miglior accesso al credito. Nelle campagne invece, i contadini non avevano molto da impegnare se non semenze ed utensili da lavoro per cui spesso venivano accettati anche indumenti logori, e i frati che avevano un occhio di riguardo per le famiglie particolarmente bisognose, ne aumentavano le valutazioni per venir loro incontro.
I primi istituti di credito erano sorti, non tanto per fini di lucro, quanto grazie a quei sentimenti di pietà cristiana che sono alla base della tradizione culturale cattolica, sentimenti che, nonostante la deriva odierna basata sulla competizione e sul profitto, sono tuttora vivi e operanti nel nostro paese. Anche a Milano visse un uomo straordinario, il Cardinale Carlo Borromeo, cugino di Federico, fondatore della Biblioteca e Pinacoteca Ambrosiana, che concesse a Napoli un’ingente donazione grazie alla quale, il Monte riuscirà ad ampliare le sue attività. Da quel momento in poi oltre a offrire prestiti senza interesse, e a dedicarsi ai carcerati per debiti, inizierà ad occuparsi di riscattare gli schiavi facendoli tornare uomini liberi, e ad accordare a fanciulle povere e oneste una dote per potersi sposare. A questo punto sorge spontanea una domanda: se solo una piccola parte di questa eredità fosse rimasta intatta, avremmo potuto evitare la situazione nella quale siamo precipitati? Ai posteri l’ardua sentenza!
In conclusione, Nardo de Palma e Aurelio Paparo furono non solo i finanziatori di opere caritatevoli e dello sviluppo del loro territorio, ma in un periodo come quello medioevale, dove spietatezza e violenza regnavano sovrane, pensarono generosamente agli altri senza preoccuparsi unicamente del profitto. Ma la cosa più incredibile di tutte, è sapere che fossero dei banchieri!
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2 Commenti
Complimenti, Alessandro. Come sempre i tuoi articoli sono godibilissimi, unendo il rigore informativo all’eleganza della scrittura.
Grazie mille Sergio!