Dalle classifiche di aprile 2020 si evidenzia un corposo rimbalzo dei mercati, dal quale emerge una ritrovata fiducia da parte degli investitori. I principali listini mondiali si muovono al rialzo, con diffuse performance a due cifre, anche se insufficienti a riportare in positivo le variazioni da inizio anno. A primeggiare troviamo l’indice di Bangkok con +15,6%, nonostante in Thailandia il turismo (un quinto del Pil) stia collassando, e che il lockdown sia prorogato per tutto maggio. Le piazze Usa tra cui il Nasdaq – l’unico indice in positivo da inizio anno -, India, Turchia e Grecia seguono a breve distanza. In generale le borse Usa stanno recuperando oltre il 10%, mentre i mercati asiatici ed europei si muovono in ordine sparso, anche se si evidenzia un ottimo posizionamento del blocco scandinavo. In Europa a primeggiare è la già citata Atene, a +12,5%, mentre la classifica è chiusa da un altro Paese mediterraneo, la Spagna, a +2%. L’Italia avanza di quasi quattro punti, ma si posiziona comunque in fondo alla classifica. Ottimo il recupero messo a segno da Russia e Brasile, circa il 7%.
Pur considerando i dovuti aggiustamenti legati alle dinamiche del mercato valutario, il risparmio gestito si muove sulla stessa scia. In testa alle classifiche troviamo infatti i comparti focalizzati su Australia, Norvegia, Thailandia e Usa. Per alcune categorie è evidente la capacità della gestione attiva di cogliere le opportunità del mercato, mentre in altre la tendenza è invertita, a riprova della natura totalmente straordinaria della congiuntura vissuta, che ha disorientato anche i professionisti del settore.
In linea di massima, i fondi orientati su aziende ad elevato potenziale di crescita sovraperformano i corrispondenti value; in Europa ed Asia le società a medio-bassa capitalizzazione di borsa evidenziano un vantaggio competitivo, mentre negli Usa sono le large cap ad ottenere i risultati migliori.
L’analisi settoriale mostra uno scenario a dir poco eccezionale. Gli indici di categoria si muovono tutti in positivo, con risultati che nella quasi totalità dei casi raggiungono la doppia cifra. A primeggiare sono metalli preziosi e minerali, trascinati dai miners che sovraperformano l’andamento dell’oro (che avanza di un pur apprezzabile 10%). Le categorie esposte al real estate, pur in positivo, scivolano in fondo alle classifiche.
Anche tra gli indici obbligazionari si registrano performance da primato. A titolo di esempio i comparti che investono in bond convertibili dell’Asia Pacifico, con un avanzamento prossimo al 7%. Il debito asiatico e Usa avanza, in media, più di quello europeo. I governativi del vecchio continente si muovono in fatti attorno alla parità, mentre i corporate high yield corrono del 6%. Aldilà delle specificazioni geografiche e coerentemente con l’andamento favorevole degli azionari, i comparti migliori sono quelli esposti ai convertibili ed agli high yield. Le duration elevate hanno la meglio negli Usa, mentre in Europa sono invece le scadenze brevi a generare i risultati migliori.
Sul piano valutario, la flessione iniziale dell’euro è stata parzialmente recuperata. Tra le valute principali, sterlina e yuan si rafforzano di circa un punto percentuale.
Il rimbalzo, oltre che generalizzato, sembra anche consolidato. Tra gli indici obbligazionari, circa un quarto si è già riportato in positivo dall’inizio dell’anno, mentre sull’azionario la situazione è più controversa.
La fine del mese di aprile 2020 si è rivelata particolarmente ricca di eventi sul piano delle Banche centrali. Il 29 aprile la Fed ha annunciato la volontà di mantenere invariati i tassi. Pur ammettendo le evidenti difficoltà in cui è precipitata l’economia a causa del Coronavirus, ed in particolare l’impennata della disoccupazione, la Banca centrale argomenta con l’inflazione rimasta stabile, il mercato azionario in recupero e la ragionevole ipotesi che si tratti di un periodo drammatico ma destinato ad esaurirsi in tempi ragionevoli.
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