C’è un settore dove l’Italia della sostenibilità detiene un primato: la previdenza complementare. L’indagine dell’Osservatorio del Forum per la finanza sostenibile, realizzato in collaborazione con Mefop, ha rilevato che la metà dei fondi pensione italiani, ben 7 su 14, adotta benchmark, ovvero parametri di riferimento con cui costruire il portafoglio, specifici promossi da società che si occupano di investimenti socialmente responsabili (SRI). Ma non solo. Secondo l’indagine, l’Italia è il Paese dove l’utilizzo dei criteri ESG (Environmental, Social, Governance) crescono molto più velocemente rispetto agli altri Paesi europei.
Costruire prodotti del risparmio gestito secondo criteri ESG è una tendenza di tutto il settore del risparmio gestito che, secondo Covip, l’Autorità di vigilanza sui fondi pensione in Italia, sta diventando sempre di più una strategia di portafoglio per i fondi pensione che, per vocazione, sono prodotti che puntano a dare un rendimento del lunghissimo periodo. Il rischio ESG è diventato primario per gli investimenti che guardano a lungo termine (oltre 5 anni) e questa tendenza è stata acuita dai cambiamenti normativi introdotti dall’Unione europea che spingono verso una previdenza complementare che includa sempre di più i criteri di sostenibilità.
In particolare, la direttiva IORP II ha introdotto una maggiore trasparenza sulla gestione dei rischi legati alla governance. Tutto questo si traduce in una gestione di portafoglio più attenta ai temi sociali e ambientali. La prima conseguenza della svolta ESG dei fondi pensione è che i prodotti previdenziali puntano sempre di più sui megatrend di investimento con l’obiettivo di rispondere al bisogno sociale di garantirsi un assegno adeguato per la vecchiaia.
IDEE DI INVESTIMENTO
La strada della sostenibilità appare segnata per il sistema previdenziale italiano, ma le ricadute sui rendimenti dei fondi pensione si potranno vedere solo nel lungo periodo, sottolinea Marco Ghilotti, senior manager institutional clients e analista ESG di Pictet Asset Management. Il 2018 ha dimostrato che i fondi pensione non sono immuni dalle crisi finanziarie: i fondi aperti hanno perso il 2,5% e quelli chiusi il 4,45% mentre la rivalutazione netta del Trattamento di fine rapporto (TFR) è stata dell’1,9%. Erano anni che il TFR non batteva i fondi pensione in rendimento. Il 2018 ha fatto suonare un piccolo campanello di allarme per i gestori previdenziali che hanno ricalibrato rischi e obiettivi di portafoglio. Sul lunghissimo periodo (2009-2018) i fondi pensione non temono il confronto con il TFR: il rendimento netto medio annuo è stato del 3,7% per i fondi chiusi e del 4,1% per i fondi aperti; la rivalutazione del TFR è stata del 2%.
Online SIM, la piattaforma italiana del risparmio gestito, offre ai suoi clienti la possibilità di investire in fondi pensione in completa autonomia a zero commissioni di ingresso e con commissioni di gestione molto competitive. Tra i prodotti ci sono:
- Arca previdenza. Fondo pensione gestito da Arca Sgr che investe sui mercati finanziari con differenti profili ed è articolato in 4 comparti di investimento, differenziati per grado di rischio dal più dinamico al più prudente, e un 1 comparto garantito.
- Seconda Pensione. Il fondo gestito da Amundi Sgr che consente di costruire nel tempo un trattamento pensionistico complementare al sistema obbligatorio investendo i contributi versati nelle differenti possibilità offerte dal fondo pensione. Il fondo è articolato in 5 comparti di investimento, differenziati per grado di rischio dal più dinamico al più prudente, e in 1 comparto garantito.
- Anima Arti & Mestieri. È un fondo pensione aperto a contribuzione differita. Il fondo offre la possibilità di scegliere tra 5 comparti, di cui 1 comparto garantito, con una composizione di investimento azionaria/obbligazionaria differente a seconda delle esigenze.
Note
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