Non sono mai stati così in alto. I titoli della Borsa cinese sono tornati sui massimi riportando l’orologio indietro di circa nove mesi. In particolare, l’indice CSI 300 dei principali titoli azionari quotati a Shanghai e Shenzhen è salito del 29% se parametrato su un anno (marzo 2018-marzo 2019). Cosa sostiene il rally cinese? Senza dubbio gli investitori stranieri, in particolare i gestori attivi, hanno portato nuova liquidità sul mercato cinese aggiungendo ai loro portafogli azioni A che avevano valutazioni interessanti. Su tutti spicca la decisione di Morgan Stanley che ha già aumentato di quattro volte il peso delle azioni A nei suoi fondi di investimento globali.
La mossa di Morgan Stanley potrebbe essere presto emulata nella portata dagli altri gestori attivi dopo la decisione di MSCI – la società che costruisce e regola i principali benchmark di riferimento azionari su cui si misurano i gestori – di quadruplicare l’esposizione dell’indice dei mercati emergenti alle società quotate nella Cina continentale. Per i gestori passivi, invece, l’adeguamento all’indice è previsto nella natura stessa dei prodotti che replicano gli indici di riferimento dei mercati. Nel programma lanciato da MSCI, infatti, il peso delle azioni di classe A quotate sulle piazze di Shanghai e Shenzen è destinato gradualmente a salire dal 5% al 20% con un percorso in tre tappe che termina entro novembre 2019.
Il peso dei listini cinesi è destinato a salire anche negli indici dedicati ai mercati emergenti (dallo 0,71% attuale al 3,3%) e questo darà forza al mercato, ma non c’è solo questo. A spingere verso un ritorno in grande stile della Cina è stato anche il quotidiano finanziario Wall Street Journal che considera sicura la fine dei dazi e la pace tra Pechino e Donald Trump. Secondo il quotidiano finanziario, il 27 marzo è la prima data possibile per un incontro tra il presidente Xi Jingping e il presidente americano Trump. L’intesa dovrebbe portare all’eliminazione dei dazi sulle merci da Pechino che, in cambio, abbasserebbe i suoi dazi ed altre restrizioni su alcune merci americane, tra cui prodotti agricoli, chimici e auto mentre Washington rimuoverebbe gran parte, se non tutte, le sanzioni applicate finora.
IDEE DI INVESTIMENTO
La ripresa del mercato cinese è arrivata proprio nel momento in cui si è aperta la riunione annuale della Conferenza consultiva del popolo cinese e il Congresso nazionale del popolo dove, secondo il consensus degli analisti di Bloomberg, si prevede che gli alti funzionari rivelino un obiettivo di crescita inferiore del Prodotto interno lordo (PIL) rispetto all’obiettivo 2018 di circa il 6,5%. La ragione? L’espansione economica della Cina è scesa al tasso annuale più basso degli ultimi 30 anni, ma questo non sembra preoccupare i gestori che guardano con favore alla fine della guerra commerciale, alla rivoluzione digitale cinese e anche al nuovo megatrend di investimenti sostenibili che il Governo di Pechino vuole cavalcare.
La Cina ha sul suo territorio alcune delle città più inquinate del mondo, compresa la capitale. Eppure, l’Asian Corporate Governance Association ha scelto proprio Pechino come sede dell’ultima conferenza annuale sui fattori ambientali, sociali e di governance (ESG). Perché la Cina dopo anni di indifferenza verso questi fattori sta cominciando a preparare la svolta. «Siamo all’inizio di un ciclo nuovo sul fronte ESG in Cina», ha detto Jerry GOH, Investment Analyst Equities Asia di Aberdeen Standard Investments. «Ci sono diversi ostacoli da superare perché manca la cultura e per molte aziende cinesi avere a che fare con le tematiche ESG significa adempiere passivamente ad obblighi burocratici di compliance, ma ci sono risvolti positivi: la China Securities Regulatory Commission (CSRC), per esempio, ha imposto regole di corporate governance e l’informativa delle società quotate è migliorata».
L’apertura alle azioni cinesi di classe A quotate a Shanghai e Shenzen ha portato i grandi gestori ad investire sul mercato azionario cinese e rende concreta la possibilità per tutti di investire sulla seconda Borsa del mondo dopo l’America , con una capitalizzazione 6400 miliardi di dollari.
- L’offerta sul mercato italiano dei fondi che investono esclusivamente sulle azioni di classe A si limita a una trentina di comparti. Il migliore per rendimento tra i fondi che hanno una storia di almeno tre anni è Aberdeen Standard Sicav I – China A Share Equity Fund Classe A Usd Acc (+20,46% da marzo 2016 a marzo 2018) seguito da Heptagon Fund plc – Harvest China A Shares Equity Fund C USD Acc (+20,39% da marzo 2016 a marzo 2018) e da JPMorgan Funds – China A-Share Opportunities Fund A (acc) – EUR (+15,60% da marzo 2016 a marzo 2018).
- Se si vuole allargare il campo a tutto l’universo delle azioni cinesi considerando anche che nei prossimi mesi aumenterà la quota investita in azioni cinesi di classe A ,l’offerta è più ampia (Categoria Morningstar: Azionari Cina).
La Top 5 dei fondi azionari che investono sulla Cina
Prodotto | Rendimento 3y | Rendimento YTD |
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UBS (Lux) Equity Fund - China Opportunity (USD) P-acc | 21,13% | 20,48% |
Investec Global Strategy Fund - All China Equity Fund I Inc USD | 20,41% | 17,61% |
Vontobel mtx China Leaders Classe B | 19,88% | 15,86% |
Neuberger Berman China Equity Fund USD I4 Distributing | 19,58% | 21,41% |
Vontobel mtx China Leaders Classe C | 19,16% | 15,75% |
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Note
Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.
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